di Laura Della Seta

L’asse Micone – Di Lucente che, con la collaborazione di Scarabeo e l’assenza di Iorio, martedì scorso ha messo in minoranza la volontà del presidente Toma durante il Consiglio regionale su una mozione del Movimento 5 stelle sull’Alberghiero di Agnone ha indotto il governatore, pochi secondi dopo l’accaduto secondo i bene informati, a convocare un riunione di maggioranza per sabato prossimo. Perché assessori e consiglieri – sembra abbia detto Toma – devono prendersi le loro responsabilità.

La vigilia del Corpus Domini sarà dunque la giornata della resa dei conti? Doveva essere così ma ancora una volta qualcosa è andato storto. Contrordine compagni, e Toma ha disdetto la riunione di maggioranza. Per evitare che esploda la coalizione? Perché, che in questo centro-destra c’è più di qualcosa che non funziona, è chiaro a tutti. Il presidente del Consiglio Salvatore Micone, si dice, non abbia gradito il metodo scelto da Toma per la nomina del Cda di Molise Dati. Come a dire: non metto in discussione i nomi, ma non puoi considerare noi consiglieri e me, presidente del Consiglio, il galoppino di turno pronto solo a sollevare la mano in Consiglio per soddisfare le tue volontà.

Stesso discorso dicasi per Andrea Di Lucente che, sempre in coppia con Micone, fino ad oggi non aveva mai così palesemente contraddetto il suo presidente Toma. Un Di Lucente che potrebbe essere riconquistato solo se accontentato con la sua “Legge sulla Montagna”, una proposta di legge ferma in prima commissione presieduta appunto da Di Lucente e che, secondo alcuni, sarebbe in pratica una sorta di nuovo assessorato che l’esponente dei Popolari per l’Italia starebbe preparando per sé.

Poi c’è Scarabeo, dal canto suo, non è la prima volta che parla con il suo silenzio. Silenzio al quale pare si sia aggiunto anche quello di Michele Iorio che, dopo aver saltato la seduta mattutina del Consiglio regionale di martedì scorso (un’assenza che è costata appunto a Toma la messa in minoranza), si dice salterà anche la riunione di maggioranza di sabato. Stavolta, sussurrano gli addetti ai lavori, non ci sarà l’esperienza a togliere le castagne dal fuoco al governatore.

Poi c’è Vincenzo Niro.Circola voce che l’assessore ai Trasporti e ai Lavori pubblici abbia in tasca un foglietto su cui ci sarebbe la richiesta di un rimpasto di Giunta sostituendo Di Baggio di Forza Italia e Mazzuto della Lega. Sempre secondo i rumors le basi di questa richiesta risiederebbero nei nuovi equilibri politici. Quali equilibri? Sembra che Filomena Calenda proprio oggi ha comunicato ad Aida Romagnuolo le sue dimissioni dall’associazione “Prima il Molise”, quel contenitore nato dalla fuoriuscita delle due consigliere dalla Lega dopo la lite con Mazzuto.

La Calenda è pronta ad entrare con i Popolari per l’Italia che, con tre consiglieri regionali, acquisterebbero lo stesso diritto che l’anno scorso è stato riconosciuto a Forza Italia nella formazione dell’esecutivo: ossia avere due assessori con il metodo ponderale di tomiana ispirazione politica. Ma a rigor di logica si ha la sensazione che Toma sarà, volente o nolente, costretto a non accettare nessuna richiesta di rimpasto se non vuole rischiare di far esplodere la polveriera che ormai è diventata la sua maggioranza. Togliere Di Baggio, ad esempio, comporterebbe un passo avanti di un altro silenzioso galoppino di Toma, Armandino D’Egidio, silenzioso in attesa, si dice, che Toma mantenga la promessa fattagli lo scorso anno e che prevede appunto il cambio di Di Baggio (terzo eletto in Forza Italia) con l’ingresso di D’Egidio (secondo eletto in Forza Italia).

Ma anche Quintino Pallante vorrebbe andare a fare l’assessore in attesa che, tra un anno, possa prendere la reggenza del Consiglio al posto di Micone. Poi c’è Aida Romagnuolo che, con le sue uscite (da ultimo il suo disappunto sempre sulle nomine di Molise Dati), non ha mai messo seriamente in discussione la maggioranza di Toma se non sui giornali. Al momento opportuno, con uscite strategiche dall’aula o con voti favorevoli, ha sempre contribuito alla tenuta del governo. Ma alla capogruppo della Lega a Palazzo D’Aimmo iniziano ad essere un po’ troppe le cose da dover digerire oltre al mantenimento dell’esterno leghista Mazzuto nell’esecutivo.

Nemmeno sul fronte gruppo Patriciello, Toma può dormire sonni tranquilli: gli 11mila voti delle europee hanno consegnato al parlamentare europeo un dato: questo governatore o vale poco da un punto di vista elettorale o non ha mosso un dito per colui che più di tutti, insieme alla Tartaglione, lo ha scelto alla guida della Regione Molise. In questa situazione si può immaginare la solita soluzione di Toma: o si fa come dico io o tutti a casa.

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