Da trent’anni svuotato di pazienti e servizi a seguito del terremotato dell’84 che tanto scosse anche il Molise per fortuna senza provocare vittime ma danneggiando un sacco di edifici pubblici e privati. Ed è esattamente da allora che lo storico SS. Rosario di Venafro, che ha fatto storia, società, cultura e medicina dell’intero mandamento venafrano, risulta abbandonato a se stesso e sprofondato nella più assoluta e mortificante delle incurie, mentre sull’ampio piazzale antistante sono addirittura cresciuti a dismisura alberi ad alto fusto !

Per la cronaca anni dopo quel terribile sisma dell’84 venne destinato al recupero dello storico complesso sanitario venafrano circa un miliardo delle vecchie lire che sanarono buona parte della struttura senza però riuscire a farla riaprire ! Con gli anni a seguire infatti sorse la cosiddetta “ala nuova” ad ovest dell’antico edificio che finì conseguentemente nel più completo abbandono, vuoi anche per la successiva realizzazione del nuovo ed attuale SS Rosario in destra di via Colonia Giulia, entrando a Venafro da ovest.

Ecco spiegato in notevole sintesi come e perché la città si ritrovi con un colossale edificio, appunto lo storico SS. Rosario, bellissimo, ampio e circondato da tantissimi spazi e verde all’esterno ma purtroppo non utilizzato e messo in circuito da 30 anni buoni, con tutte le implicazioni negative del caso e nonostante le necessità di strutture pubbliche di cui Venafro continua a soffrire.

Si pensi solo, tanto per fare un esempio, all’impossibile edificio di piazza Merola che ospita tanti sportelli pubblici regionali, costretti in locali umidi ed assolutamente inospitali. Di chi la proprietà dello storico SS. Rosario ed a chi compete il suo pieno recupero perché venga finalmente riutilizzato in un modo o nell’altro ? “Tali questioni – è l’opinione corrente a Venafro- non interessano affatto !

Piuttosto interessano riapertura e riutilizzo dell’edificio. Non è ammissibile l’abbandono assoluto di un edificio pubblico senza preoccuparsi di riaprirlo e riutilizzarlo per la collettività. Chiediamo perciò che responsabilmente ci si adoperi in tal senso, in modo da dotare la nostra città di un complesso certamente utile e necessario”.

Tonino Atella

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