Redazione

La battaglia civile dell’avvocato  Matteo Fallica sembra proprio non placarsi, anzi, va avanti a piè sospinto.

Il tema è, come lo definisce Fallica, “uno dei drammi sociali più pericolosi”. La legge 194/78 in Molise rischia di sparire completamente con l’imminente pensionamento dell’unico medico non obiettore.

Dopo articoli, denunce, scritti, interviste anche a livello nazionale, Fallica non ha ancora ricevuto riscontro dalla commissaria Degrassi. E scrive così una lettera aperta per capire e trovare soluzioni.

“Dottoressa, è a conoscenza che il nostro Molise è l’ultima regione d’Italia per quanto riguarda il rispetto della legge 194 a causa dell’alta percentuale dei medici obiettori (in Molise 93%)?

Come cittadino, vorrei proporle un contributo di riflessione circa il contrasto tra libertà di coscienza personale e il diritto di accedere a un servizio. È chiaro che la riflessione parte da dilemmi che attengono all’organizzazione sanitaria e alle modalità per garantire una prestazione la cui accessibilità non può subire limitazioni arbitrarie.

Assistiamo senza dubbio alla  compressione di un diritto, anzi alla violazione di un diritto garantito ed è compito della Regione ( art. 9, co. 4, l. n. 194/78)  controllare e garantire l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale.

La regolamentazione organizzativa sanitaria, non è una libera facoltà dell’azienda sanitaria, ma è un obbligo imposto a tutela della persona e dei principi di imparzialità e che può assumere anche rilievi di carattere penale qualora si risolva nell’interruzione di un pubblico servizio.

In Molise vi è una “obiezione di coscienza di massa” che si traduce in una forma di “sabotaggio della legge”.

È necessario che la sanità regionale ponga urgentemente rimedio anche prevedendo un Centro Regionale di Informazione e Coordinamento che monitori l’effettiva applicazione della legge.

L’azienda sanitaria potrebbe prevedere il riconoscimento del diritto all’azienda ospedaliera a trattenere parte della retribuzione o bloccare scatti di carriera del personale che ha partecipato alle procedure selettive per la quota riservata ai non obiettori, ove decida di esercitare la facoltà di obiezione. La decurtazione economica costituirebbe un deterrente persuasivo.

Si potrebbe prevedere di sanzionare la “mendacità della dichiarazione” per il ginecologo assunto da non obiettore e poi, una volta contrattualizzato, si dichiari obiettore. In questo modo si potrebbe prevedere una fattispecie incriminatrice (falsa dichiarazione) qualora lo stesso medico obiettore partecipi, poi, a procedure abortive nell’esercizio dell’attività intramuraria.

Si potrebbero creare liste verificate di “medici non obiettori” e stabilirne una presenza certa in ogni ospedale pubblico e nel contempo implementare i consultori familiari, sottofinanziati e definanziati, i quali devono essere messi in grado di prescrivere i farmaci per l’interruzione farmacologica e che  gli ospedali facessero opera di prevenzione offrendo farmaci e dispositivi contraccettivi.

Credo fermamente che il diritto delle donne non possa essere subordinato a quello di obiettare secondo “incoscienza”.

Non aspetto una risposta, Dottoressa, ma una soluzione vera”.

Una lettera accorata quella di Matteo Fallica. Un grido di allarme tra il silenzio della politica e delle istituzioni.

Articolo precedenteMeteo: previsioni del tempo per il giorno 08/05/2021
Articolo successivoMICHELE GIAMBARBA: “ALTRA GIORNATA FUNESTATA DA DOLORE E SANGUE!”