di Christian Ciarlante

Si vive in pieno stato confusionale, come pagliuzze sollevate dal terreno in balia del turbinar del vento. A cosa è servito tutto il lavoro delle “task force” volute dal Governo? Non è molto chiaro cosa abbiano prodotto per tentare di contrastare al meglio l’emergenza Covid. C’è chi parla apertamente di lavoro inconcludente, senza mezzi termini. E, a quante pare, i fatti gli danno ragione.

L’Italia è una nazione complicata, non possiamo negarlo, e i conflitti tra Comuni, Regioni e Stato non aiutano a risolvere i problemi. Idem gli scontri puerili tra maggioranza e opposizione. Ma attenzione, perché ora perfino lo stato d’animo dei cittadini sta cambiando, elemento non trascurabile, la politica farebbe bene a preoccuparsene.

Il sondaggio pubblicato dal “Fatto” di Travaglio, dal quale si evince che 7 italiani su 10 sono favorevoli alle misure restrittive, fa sorridere. Nel Paese sta montando un sentimento di rabbia e protesta dagli esisti imprevedibili. In Campania, regione che ha subito le restrizioni più dure, è finita la luna di miele con il governatore-sceriffo De Luca.

Le proteste di questi giorni devono far riflettere, potrebbero rappresentare solo la punta dell’iceberg nel caso in cui si arrivi ad applicare misure ancora più penalizzanti delle attuali. Il primo segnale arriva dalla scuola, dove il gioco dell’apri e chiudi, sta generando forte malessere.

Un campanello d’allarme anche per mister consensi Giuseppe Conte che decide in base ai sondaggi che ogni mese gli mostra il fedele Rocco Casalino. Come gli contestano Italia Vivia e Pd, il premier non può metterci la faccia solo quando le cose vanno bene o per annunciare dei successi. L’Italia non si governa con le conferenze stampa, l’eloquio forbito e gli spot da teleimbonitore.

Anche dai Sindaci arrivano palesi segnali di malessere, c’è diffidenza nell’accettare tutte le decisioni calate dall’alto. Caos, confusione e ritardi stanno generando ribellioni e proteste nei confronti dell’esecutivo e delle amministrazioni locali. Mancano medici, biologi, infermieri e anestesisti, uniche forze in grado di dare un supporto reale al sistema sanitario in questo momento di grave difficoltà.

Anche chi è incline a sostenere le decisioni dell’esecutivo a prescindere, i cosiddetti garantiti, iniziano ad avvertire un grande disagio. Realizzare che per mesi, si é fatto il minimo sindacale per organizzarsi in vista della prevedibilissima seconda ondata Covid, scuote anche loro. La paura è una brutta bestia.

Il governo vorrebbe evitare di rubare il Natale agli italiani, rivestire il ruolo di Grinch, potrebbe demolire l’esecutivo, per non parlare degli effetti devastanti sull’economia.

Sul Molise è stato già detto tutto quello che si poteva dire: si continua a vivere in emergenza, con la solita rassegnazione di chi sa che non cambierà mai nulla. Andiamo avanti tra annunci, promesse e smentite. La solita narrazione che ci offre la politica regionale.

Quando finirà questa drammatica emergenza, perché finirà, allora tireremo le somme. L’auspicio, è di non uscire con le ossa troppo rotte da quest’incubo. Ma passata l’emergenza sanitaria, sarà quella economia a darci filo da torcere.

Italiani resilienti? Sì, ma a tutto c’è un limite.

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