E’ quanto si ricava dall’approfondita lettura di “Disastri d’Italia” del Magistrato molisano Claudio Di Ruzza, testo nelle librerie

Approfondimenti opportuni da “Disastri d’Italia”, l’ interessante libro del Magistrato di Cassazione e Procuratore dei Minorenni al Tribunale di Campobasso Claudio Di Ruzza che mette il dito nella piaga decisamente aperta dei tanti disastri registratisi negli ultimi anni in Italia -da San Giuliano di Puglia a Viareggio, da Rigopiano al terremoto dell’Aquila, al ponte Morandi ed altro ancora –, avvenimenti tragici  ancora in attesa di risposte concrete e definitive da parte delle istituzioni pubbliche. Su siffatte delicatissime tematiche socio/umanitarie, gli essenziali interrogativi in chiusura di testo proposti dallo stesso autore del lavoro editoriale, in distribuzione nelle librerie : “C’è speranza per il futuro ? Un cambiamento reale è davvero possibile o è solo utopia ?”. Così come il magistrato molisano non manca di soffermarsi su ritardi ed inadempienze sia della politica nazionale che della stessa giustizia, tant’è le tante tragiche questioni ancora in piedi ad anni dal loro terribile verificarsi. Riflessioni ed approfondimenti che si preferisce lasciar scaturire dalle stesse conclusioni del Procuratore dei Minorenni presso il Tribunale di Campobasso nel testo citato : “Allora c’è speranza per il futuro ?”, si chiede il Magistrato. “ <La speranza non muore mai> per Antonio Morelli, padre di Morena, bimba di 6 anni schiacciata dalle macerie della scuola di San Giuliano e presidente dell’associazione dei familiari delle vittime -scrive Di Ruzza- così come per Ciro, padre di Gianmaria e Luca Riggio, due gemellini di nove anni morti nel crollo della scuola Jovine. Loro sono pronti a ripartire, a ricominciare, a continuare a far sentire la propria voce e a gridare la voglia di cambiamento. Con o senza speranza ! Ma tale cambiamento -aggiunge Di Ruzza- sarà possibile solo se accompagnato da una radicale operazione culturale, da una reale trasformazione delle coscienze. Sicurezza, prevenzione, efficienza della giustizia non possono essere tematiche relegate e riservate alla discussione di una ristretta cerchia di addetti ai lavori. Devono al contrario diventare patrimonio comune, trattato con dimestichezza e consapevolezza dalla politica così come da tutti i cittadini. Vent’anni dopo la tragedia di San Giuliano di Puglia -chiude il magistrato, implicitamente invitando ognuno ad adoperarsi nel merito- sarebbe l’occasione giusta per riprovarci”.

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