Lettera aperta a «Internazionale» dell’Associazione socio-culturale Venus Verticordia.

Questa pagina è opera del comune sentire dei membri dell’associazione Venus Verticordia, persone da sempre impegnate sul piano della promozione culturale per un riscatto del nostro territorio: per la nostra storia e per gli ideali che ispirano le nostre attività, riteniamo di non poter non dire la nostra in merito al reportage di viaggio dedicato alla città di Venafro dal settimanale «Internazionale».

Ci ha meravigliato non poco leggere su una testata – che pure si segnala per la qualità dei suoi contributi e dei suoi collaboratori – una narrazione sciatta della nostra realtà, scivolata in più passaggi sulla superficie delle cose, non indagando a fondo alcunché e non distinguendosi dalle tanto biasimate chiacchiere del bar Pistacchio (che nessuno qui chiamerebbe così: nella memoria del luogo quello rimane infatti lo storico bar Fremmete!). Abbiamo ritrovato, nell’articolo in questione, una malcelata tonalità caricaturale fatta di una serie di luoghi comuni triti e di cattivo gusto, che spaziano dal colletto della polo esibito per ostentare lo status sociale, dai panini troppo unti di presunte panuozzerie fino al Tiziano Ferro mandato a volume troppo alto dai bar dello strato intermedio.

Fin qui la parodia di personaggi e luoghi della città, poi l’irriverenza contro un centro storico che, per ammissione stessa del reporter, ha una storia a dir poco millenaria, liquidato come un “nido di topi”; finanche il fenomeno del riuso di pezzi antichi (non esclusivamente tardo-antichi!) finisce per esser trattato in maniera macchiettistica. Noi non neghiamo che la città moderna (corrispondente, nella bizzarra stratificazione del reportage, al primo e al secondo strato) si sia sviluppata, come d’altronde si potrebbe dire per molta edilizia postbellica italiana, in modo selvaggio, dando luogo a un paesaggio urbano che concede poco alla bellezza.

Né neghiamo che il centro storico avrebbe bisogno di un progetto illuminato che gli consenta di tornare a vivere o che il terremoto del 1984 sia stato sfruttato per un abbandono della città vecchia piuttosto che per un suo effettivo recupero. Né neghiamo che manchino circuiti turistici in grado di valorizzare il patrimonio cittadino. Tuttavia, quella di «Internazionale» ci pare un’occasione persa: un giornale di inchiesta avrebbe dovuto indagare più a fondo i problemi solo superficialmente sfiorati e concentrarsi, in generale, su quelli più veri e più seri.

Un’occasione persa per il giornale e persa per i venafrani, compresi quelli che erroneamente assecondano una narrazione della città che a noi pare parecchio ingiusta nella misura in cui offre allo sguardo dei lettori soltanto il rovescio negativo della medaglia, senza tener conto di quanti – e noi tra questi – si spendono quotidianamente per valorizzare la grazia e non già il tedio a morte del vivere in provincia.

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