A scriverne sul settimanale “Di Più” di Cairo Editore, diretto da Osvaldo Orlandini, la giornalista Elettra Solero.
Fu una permanenza breve, poco più di 40 giorni e mai più ripetutasi nel corso della vita del Santo, ma ricca di significati e valori umani e soprattutto sopranaturali, come le terribili visioni e tentazioni demoniache che lo assalivano di continuo e che il giovane religioso seppe respingere e sconfiggere con la preghiera e la forte fede che lo animava.
Si sta scrivendo della presenza, sul finire del 1911 e quando il protagonista di tanto aveva appena 24 anni e da 12 mesi aveva preso i voti sacerdotali, del Fraticello del Gargano -San Padre Pio- fermatosi momentaneamente al Convento Francescano di Venafro dopo essere stato visitato a Napoli da illustri clinici, presentando persistenti problemi respiratori che non lo lasciavano mai debilitandolo tantissimo. In effetti la sua salute era così incerta che la famiglia monastica di appartenenza, quella Francescana di Puglie e Molise, in deroga alle regole della comunità gli permetteva brevi soggiorni nella sua casa di nascita a Pietrelcina perché restasse coi propri familiari e si riprendesse per poter rientrare al Convento di Morcone, sua sede religiosa.
Della importantissima presenza di San P. Pio a Venafro ad inizio del secolo scorso ha appena scritto sul settimanale “Di Più” di Cairo Editore diretto da Osvaldo Orlandini la giornalista Elettra Solero, sottolineando lo spessore socio/umano/spirituale di quanto il Santo dalle Stimmate fece e realizzò a Venafro. Presenza, come ricorda l’inviata di “Di Più”, che mise in risalto soprattutto la valenza di fede del futuro Santo di Santa Romana Chiesa, facendo altresì conoscere comuni personaggi del posto come il 21 enne sarto Eligio Atella, sagrestano della Chiesa di Sant’Antuono nel centro storico di Venafro, luogo di culto dove venne destinato il giovane Padre Pio perché confessasse, intrattenendo altresì i fanciulli della parrocchia con piacevoli giochi e canzoncine mariane finché la salute glielo permise .
Un aspetto – la presenza di San P Pio a Sant’Antuono – sottolinea Elettra Solero, che farà emergere a chiare lettere la bontà d’animo, il senso sociale e l’apertura mentale del giovane Frate del Gargano. “Non era un frate severo e scontroso come quasi tutti avrebbero poi detto di lui -scrive a chiare lettere la giornalista- ma era un giovane altruista e socievole, tanto che il primo giorno a Sant’Antuono si fermarono tre/quattro bambini a giocare con lui, ma poi alla fine divennero una trentina !”. Evidentemente sapeva coinvolgere, il giovane Frate, avendo qualità superiori ! Si accennava a personaggi venafrani conosciuti all’epoca da P. Pio. In particolare il quasi coetaneo Eligio, sarto e sagrestano, col quale il Frate dalle Stimmate stringerà intensissima amicizia, rimasta tale nonostante non avessero più modo d’incontrarsi nel corso della loro vita, non tornando più P. Pio a Venafro dopo la parentesi del 1911. Il rapporto P. Pio/Eligio è infatti testimoniato, fa sapere sempre la Solero dalle colonne del settimanale”Di Più”, dall’intenso ed assai significativo scambio epistolare successivo tra i due giovani che si raccontavano e si fortificavano entrambi nella fede. Lettere tanto intense di significati e valori da entrare successivamente a far parte del carteggio ufficiale a sostegno delle cause di Beatificazione prima e Santificazione poi del Santo del Gargano. In effetti, si legge sempre su “Di Più”, il 21enne sarto venafrano più volte fu nella celletta del Convento venafrano che ospitava P. Pio, impossibilitato ad alzarsi per il peggiorare delle proprie condizioni di salute dopo i primi pomeriggi a Sant’Antuono resi possibili grazie a migliorie fisiche.
Ed in tali circostanze il Frate esponeva al giovane sagrestano le proprie vicissitudini, nonché le tentazioni e visioni demoniache che di continuo l’assalivano, respingendole con la preghiera e la forza della fede. Quindi i contenuti delle lettere : la devozione di P. Pio alla Madonna di Pompei, l’invito all’amico Eligio perché ne fosse a sua volta devoto, le preghiere del Frate perché Eligio si riprendesse dopo le ferite riportate nel corso della prima guerra mondiale e l’invito al giovane sagrestano perché non lo dimenticasse nelle sue preghiere. Ed Eligio a sua volta vicino col pensiero al Frate da Pietrelcina, ricordandone la figura e la valenza sociale ed umana. Un reportage, questo del settimanale “Di Più”, che celebra l’importanza della permanenza venafrana del Frate, quale autentica pietra miliare nel suo cammino spirituale di fede.