La riforma più significativa di questa legislatura, forse l’unica degna di nota, è stata affondata dallo stesso Parlamento che l’aveva votata. E che a questo tema ha dedicato ben 7 leggi. Tutte inutili, perché a parte il cambio di nome le Province sono rimaste intatte.

In Sicilia tornano le Province, ma si chiameranno “liberi consorzi”. Con un colpo a sorpresa voluto da Forza Italia, passa la reintroduzione dell’elezione diretta dei presidenti. Nel provvedimento varato è prevista anche la reintroduzione delle indennità, che per il presidente saranno uguali a quelle del sindaco della città capoluogo. Per i consiglieri, invece, sono previsti dei rimborsi spese.

Se la legge entrerà in vigore le elezioni si dovrebbero svolgere in primavera, quando si voterà per le amministrative. La legge regionale segna un ritorno al passato. E’ evidente che questa legge sarà inevitabilmente impugnata dal governo nazionale, determinando un ulteriore condizione di caos sulle ex Province.

Pulcinella è da sempre, sinonimo di mediocrità e cialtroneria. Quando affermiamo, che l’Italia è il Paese di Pulcinella definiamo una nazione che nessuno ritiene minimamente seria. Sulla questione Province mai paragone poteva essere più giusto. Le cose da noi non cambiano mai di una virgola, e quando sembra esserci un sussulto per apportare dei miglioramenti, ecco che compare all’orizzonte la famosa maschera napoletana a ricordarci chi siamo.

Roberto Gervaso, giornalista, storico e scrittore ha saputo descrivere perfettamente la nostra amata Nazione dicendo: “L’Italia: un Paese che sta in piedi perché non sa da che parte cadere. Un Paese dove le maschere hanno sostituito i volti. Dove “la legge è uguale per tutti”, ma non tutti sono uguali davanti alla legge. Un Paese dove d’insormontabile ci sono solo i cavilli. Un Paese di fedeli “praticanti”, non di credenti. Un Paese che crede nei santi solo se gli fanno il miracolo.

Un Paese dove quel che è pubblico, non è di tutti: è degli altri. Un Paese dove la dietrologia è un bene di prima necessità. Un Paese che vive alla giornata in attesa di passare la nottata. Un Paese di furbi che trovano sempre qualcuno più furbo che li fa fessi. Un Paese dove non è tanto la serietà dei problemi che preoccupa, quanto la mancanza di serietà di chi dovrebbe risolverli. Un Paese diretto da una classe politica senza classe.

Un Paese, come diceva Longanesi, dove si è “estremisti per prudenza”. Un Paese anarchico, conformista e trasformista. Il Paese di Arlecchino, Pulcinella, Fregoli, Pinocchio, Bertoldo, Maramaldo, Cagliostro. Un Paese di furbi e furbetti, che tirano l’acqua al proprio mulino, infischiandosene degli “interessi generali“.

Destino crudele il nostro! L’effetto domino è dietro l’angolo, corriamo il rischio di ritrovarci nuovamente le Province sul groppone con tutto quello che ne consegue. Poi ci irritiamo se i francesi dicono che siamo inaffidabili: come si fa dargli torto?

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