di T.A.

Dell’arch. Paolo Prete viene ospitato il contributo che segue, relativo a tutta una serie di iniziative poste in essere per celebrare la donna quale elemento centrale della società contemporanea. L’intervento del giovane professionista venafrano: “Profondo apprezzamento del pubblico -attacca l’arch. Prete- per l’iniziativa organizzata dalla venafrana Virginia Ricci in occasione del decennale dell’associazione “LIBERI DI ESSERE A.P.S.”. A dare inizio all’evento, il 12 Novembre si è tenuto all’hotel “Le cupolette” di Vinchiaturo un convegno dal tema “Il matriarcato nel segno del rispetto e del comando”; l’ampio e approfondito dibattito ha trattato di società governate dalle donne in una moltitudine di ruoli e lungo la storia di tutti i tempi: dalle mitologiche tribù delle Amazzoni fino all’emancipazione odierna di donne che ricoprono ruoli dirigenziali nelle istituzioni pubbliche. Hanno preso parte al convegno, presieduto da Virginia Ricci, la criminologa Giuliana Martella e la vicequestore Maria Pia Sabelli; ad esse si è unito il filosofo  Antonio d’Andrea, gradito e divertente fondatore del “Movimento degli uomini casalinghi”.

Sono anche intervenute nella discussione alcune donne delle forze di polizia di Campobasso, raccontando di come oggi si affrontano e risolvono concretamente casi di violenza di genere, tema sempre attuale e drammatico che pure ha trovato spazio nel dibattito. Parallelamente al convegno si è tenuta una mostra (aperta dal 12 al 19 del mese) di opere a tecnica mista, sempre sul tema del matriarcato. Per l’occasione, il venafrano Adriano Cimino ha esposto un dipinto, scelto per la locandina dell’evento, intitolato “Nel nome del rispetto e del comando”: l’opera è allo stesso tempo stilisticamente astratta e realisticamente allusiva dell’entrata delle donne nei vertici della magistratura, della Polizia di Stato, dell’ Arma dei Carabinieri della  Guardia di Finanza. Tra le altre opere esposte – tutte varie, originali e mai banali nel loro messaggio – menzioniamo due creazioni della bojanese Fiorata Spina: una maestosa fontana-donna-cetra in pietra matesina e un uovo di anatra, simbolo di fertilità, con  scolpito volto di Madonna, finissimo lavoro. Come anche ricordiamo due dipinti dell’isernina Pina Matticoli esaltanti per chiarezza e compiutezza: una Vittoria Alata e un ciclo di rappresentazioni femminili nella storia dell’arte, dalla Venere preistorica sino alla donna di Picasso. Anche menzioniamo un pregiato telaio ottocentesco esposto dalla jelsese Teresa Santella ed un variopinto tappeto Tuareg della campobassana Concetta Fornaro, entrambi emblematici della dedizione femminile all’ambiente domestico. Così come risaltano l’affascinante e dorata “donna luna” del monterodunese Mario Ricci e le fiere e vive Amazzoni della venafrana Rosella Celentano; e ancora il castello in cartapesta della jelsese Antonella Cravero, significativo di come le donne possano concepire opere in grande. Presenti nella mostra anche il dipinto della pescarese Angela Di Teodoro, dedicati alla terza età femminile, e quelli della venafrana Laura Di Cicco, velati di mistero e intitolati “Creazione” e “Distruzione”. Infine menzioniamo due fotografie della campobassana Florena Palmieri: un’ape e un formicaio, le cui regine sono emblematiche del matriarcato nella sua accezione più profonda. Apprezzatissimi dagli insegnanti dei licei artistici le due opere  riassuntive dell’argomento curate da M. Rosa Montiani e sua figlia Sara Bensi, genovesi. Un augurio perché la prossima mostra, perché itinerante, abbia  lo stesso oggettivo riscontro e la stessa  eco   di questa”.

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