Giuseppe Mungo

Questo il titolo del secondo romanzo di Giuseppe Mungo, emigrato in Francia da Squillace (CZ).

E’ appena disponibile nelle librerie francesi e nel web (a 14.50 euro) “La ville à l’odeur d’acier” (La città ha l’odore dell’acciaio) il secondo romanzo di Giuseppe Mungo, il noto operaio-scrittore francese nato in Squillace (CZ) nel 1947 ed emigrato con la famiglia all’età di tre anni. In 136 intense pagine di descrizioni e di emozioni egli racconta l’epopea della fabbrica siderurgica Schneider della città di Le Creusot sita nella regione Borgogna – Franca Contea tra Lione e Torino, nella Francia orientale quasi al confine con la Svizzera.

L’ex Sindaco di quel Comune, Camille Dufour, così chiosa nella sua prefazione al libro: << Ogni pagina trasuda l’odore dell’acciaio che aleggiava su Le Creusot quando la Fabbrica Schneider era al suo apice. Attraverso viaggi romantici, l’autore apre le porte della Fabbrica con cui l’Uomo gareggiava con il metallo. Racconta pittoreschi aneddoti da cui emergono le lotte operaie ma anche la solidarietà, la gioia, le amicizie. Attraverso questo libro, il signor Mungo rende omaggio alla fabbrica in cui ha fatto carriera e alla città che lo ha accolto. Indubbiamente, leggere questa testimonianza farà venire in mente molti ricordi a tutti coloro che hanno conosciuto quella memorabile epoca storica >>.

<< In questa fabbrica – aggiunge Giuseppe Mungo – hanno lavorato pure mio padre e mio fratello. La mia famiglia si sente parte di questa epopea dell’acciaio che ci ha portato in varie parti del mondo per contribuire a costruire la civiltà non solo del presente ma anche del futuro. Adesso sono in pensione e vivo nella vicina città di Chalon sur Saone, ma ogni anno trascorro sempre un lungo periodo a Squillace, di cui amo ogni cosa, di cui parlo pure il dialetto e dove ho ancora molti parenti ed amici. Il mio amore e la mia nostalgia per la Calabria sono smisurati >>.

Nel 2011 Giuseppe Mungo aveva dato alle stampe, sempre presso l’editore Harmattan di Parigi, il libro “Hanno fatto di noi dei migranti” attraverso cui narra e testimonia la troppo dolorosa emigrazione della propria famiglia simbolo di tutte le altre, quasi un “forzato esilio” (a parere dell’Autore) causato certo dalla miseria dell’immediato dopoguerra ma anche e soprattutto dall’inadeguatezza delle classi dirigenti che si sono susseguite dal 1945 in poi, alle quali non fa alcuno sconto storico, antropologico e umano. Molta emigrazione, infatti, era evitabile con una più saggia e lungimirante amministrazione della cosa pubblica. Tale libro è disponibile pure nella traduzione italiana che Mungo presenta ancora nelle scuole e ovunque gli venga data la possibilità per spiegare la spoliazione pure umana e sociale della Calabria e del Sud.

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