Riceviamo e pubblichiamo

Premesso che nessuna delle istituzioni ha dato risposta all’appello dei 638 sottoscrittori della petizione per la riapertura del viadotto Sente / Longo, contrariamente al dettato Costituzionale, il coordinatore Giorgio Iacapraro non molla e paragona la sua chiusura ad un terremoto, anzi peggio.

Già, perché mentre durante un terremoto i danni non li subiscono tutti, nell’Alto Molise ed Alto Vastese tutta la popolazione ha sofferto e soffre danni economici non da poco; in particolare le attività economiche, la sanità, le scuole e le famiglie. Visto che la Provincia di Isernia si è attivata per la chiusura del viadotto, anche in assenza di prove certe di pericolo, cosiddette scientifiche (Relazione tecnica: a vista; basata su un terremoto non avvenuto nella nostra zona, ma di certo sul lago del liscione dove il viadotto è ancora aperto a senso unico alternato, come chiedono i 638 cittadini firmatari della petizione per la riapertura immediata del viadotto; senza l’analisi della effettiva rotazione nel tempo della pila n. 3), dovrebbe provvedere a farsi promotrice di un indennizzo a favore delle nostre popolazioni, anche in considerazione dei tempi previsti per la ristrutturazione del ponte; pare non prima di un anno e mezzo (qualcuno sostiene molto di più).

Molti dipendenti di aziende temono per il posto di lavoro; l’ospedale di Agnone pare abbia molte presenze in meno; tutte le famiglie dell’Alto vastese sono esasperate per i propri figli studenti, che per raggiungere Agnone impiegano tre ore al giorno e rischiano la propria vita durante la stagione invernale, per le forti bufere di neve, che a volte raggiunge i quattro metri di altezza, ed il ghiaccio; altri cittadini sudano freddo solo al pensiero di transitare lungo le strade alternative, per le quali non sono ancora iniziati i lavori di manutenzione, ammesso che possano risolvere le gravi problematiche delle frane e della pavimentazione non percorsa per tanti anni, paragonata ad una mulattiera).

Giorgio Iacapraro

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