di Pietro Tonti

Isernia – Chiude la Prefettura e a cascata i principali presidi dello Stato di pubblica sicurezza. Nel giro di un annetto la cittadina pentra ritornerà indietro negli anni, a quando Campobasso era il riferimento per tutte le pratiche necessarie al vivere civile. Il disegno è chiaro, senza girarci intorno, con la prossima legislatura anche la regione Molise finirà per essere accorpata ad una macro regione. Infatti quello che il Governo ha messo in atto è al limite della Costituzionalità, non può esserci lo status di Regione con una sola provincia e nessun ministro ha parlato di regalare al Molise lo statuto speciale come possiede la Valle D’Aosta. Passerà un altro anno, forse due o tre, ma il Molise Regione è finito.

Dal punto di vista pratico, su Isernia,  per questa seconda azione del governo sul territorio, dopo lo svuotamento della provincia, con la Prefettura andranno via i Comandi dei Vigili del Fuoco, Questura, Carabinieri, Finanza e Ufficio delle Entrate. Un grave disagio per le famiglie degli operatori delle forze dell’ordine che avevano scelto di acquistare anche casa, saranno ricollegati in sedi diverse e la città del “Santone” avrà un decremento demografico sostanziale.

Comunque, non tutti i mali vengono per nuocere e chissà se col tempo, nonostante quello che appare agli occhi di tutti, come una deprecabile scelta scellerata da parte del governo Renzi, non possa riservare una rinascita del territorio.

Analizzando l’evoluzione della provincia di Isernia, dal 16 febbraio 1970 fino ad oggi, possiamo affermare, senza tema di smentita, che forse si poteva fare a meno di questa scelta.

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Se si fosse optato per avere sul territorio pentro un’industria valida, con una filiera solida, quale ancora è la Fiat per Termoli, le cose sarebbero andate diversamente. Invece, si optò con veemenza per ottenere il grado di provincia, puntando sul terziario per l’economia di questa cittadina, mai decollata. Infatti, in 45 lunghi anni, escludendo il ventennio Ittierre, Isernia e la provincia in generale, non hanno mai registrato un progresso sostanziale.

I tanti impiegati (oltre il 50% dei posti pubblici ) giunti dalla vicina provincia di Caserta, non hanno mai speso in città, preferendo ritornare nei loro paesi di origine quotidianamente, o a fine settimana, per chi ha scelto di stabilirsi in città, per gli acquisti. Gli stipendi dei residenti, non hanno mai potuto garantire all’artigianato e al commercio quella sussistenza che permettesse di onorare le tasse, pagare i fitti e avere a disposizione quella plus valenza per reggere le famiglie.

A questa situazione di disagio perenne per l’economia, vi è l’aggravio, di avere a disposizione le stesse forze dell’ordine e presidi in disponibilità alla vicina provincia di Caserta, con una differenza di territorio e di popolazione di proporzione demografica di “uno a nove”. Infatti, Caserta ha all’attivo 906.596 abitanti (censimento 2012) mentre Isernia 89.775 (censimento 2001) in diminuzione nel corso dell’ultimo decennio.

Cosa ha generato, soprattutto negli ultimi 5 anni, questa super presenza dello Stato nel nostro territorio?

Semplice, basta chiederlo a chi ha inaugurato un’attività artigianale, commerciale o industriale, o già era da anni in attività ed a fatica non ha chiuso i battenti per la crisi che ha svuotato la città pentra.

Vi diranno che i controlli sono esasperanti! I Vigili Urbani vanno via e giunge la Asrem; arrivano i Nas e subito dopo l’Ispettorato del Lavoro. Poi ancora i controlli dei Vigili Del Fuoco, della Questura e della Finanza, perfino la Forestale in alcuni casi. Tutti legittimi i controlli, intendiamoci, ma esagerati per un territorio, povero, alla canna del gas, dove il tour over delle aperture e chiusure è oramai di sei mesi: si apre e si chiude con debiti.

In provincia di Caserta i controlli sulle attività sono di uno ogni dieci anni, in provincia di Isernia, di uno ogni due anni.

Quando con la legge Delrio, in largo anticipo si parlava della riduzione o addirittura della scomparsa della provincia di Isernia, in migliaia hanno  gioito, abbiamo registrato sui social network esternazioni del tipo: “speriamo che finisce lo stillicidio di posti fissi senza produrre nulla, di raccomandati e di dirigenze milionarie”.

La Prefettura va via, chiediamoci, oltre agli operatori delle forze dell’ordine, agli impiegati e ai relativi sindacati a chi interessa?

Se la Questura diventa Commissariato, con un numero congruo di operatori, rispetto agli abitanti in base al territorio, così, per gli altri comandi, non è una scelta equa rispetto all’esiguo numero di abitanti di questa landa desolata?

Siamo certi che gli abitanti di Isernia e provincia non avranno problemi a tornare allo stato primordiale di cittadina. La protesta, come stiamo vedendo, già dalle prime battute è dei soliti noti, difficilmente la popolazione scenderà in piazza rivendicando al Governo i tagli in corso.

Per quanto concerne, la vicinanza proprio alla limitrofa provincia di Caserta, da cui proviene la malavita organizzata, e le diffuse considerazioni, che eliminando i comandi delle principali forze dell’ordine, il territorio pentro diverrebbe facile preda della camorra, non crediamo che lo Stato lasci i presidi incustoditi. Aree molto più ampie e popolate quali, per esempio, la città di Cassino e hinterland, pur non avendo i comandi provinciali, le forze dell’ordine sono sufficienti a preservare il territorio.

In sintesi, se la popolazione isernina dovesse scegliere di tornare a 50 anni fa con un’economia sostenibile, con un commercio in ripresa, senza dovere emigrare- come sta accadendo – facendo a meno della provincia, prefettura e relativi comandi, lo farebbe senza colpo ferire. E chissà, se questa, non è la volta buona per incentivare chi ha scelto di restare. Se i cittadini in un impeto di orgoglio si svegliassero, abbandonando l’idea del posto fisso generalizzata, puntando sull’imprenditorialità e, su settori produttivi che esaltino le nostre peculiarità e sul turismo, senza gli assistenzialismi sistemici, al fine di avere finalmente l’agognato progresso reale del territorio pentro?

 

 

 

 

 

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