Come è emerso dalle sacrosante proteste popolari ed in primis dalle centinaia di donne che hanno estremo bisogno del reparto di Senologia a Isernia, la sua paventata chiusura rappresenta un ulteriore colpo al diritto alla salute nella nostra realtà locale, ancora più grave perché colpisce centinaia di donne che come è noto già vivono una specifica condizione di maggiore difficoltà quotidiana nel lavoro e nella famiglia. Il servizio che verrebbe tolto ha un bacino di utenza importante che peraltro si estende anche alle confinanti province campane e che per la sua qualità è molto apprezzato. Perché dunque toglierlo imponendo gravissimi disagi e oneri alle tante donne in cura, soprattutto per quelle non benestanti ?

Ed invero queste logiche antisociali sono figlie di decisioni centrali e regionali. In ogni finanziaria del governo, pur avendo un avanzo primario circa 40 miliardi, si impongono ogni anno tagli alla sanità, oltre che alla previdenza, alla scuola, ai servizi essenziali, non “razionalizzare” e per “giusto risparmio”, ma solo per garantire il pagamento di circa 80 miliardi annui di interessi ai magnati della finanza, detentori dei titoli del debito pubblico, che hanno acquistato con il frutto delle loro grandi rapine sociali passate e presenti. Di qui altro debito su debito per pagare questi interessi imponendo sempre più sacrifici alla popolazione in un circuito senza fine, a partire dalla sanità; esattamente come quando l’usurato più paga più si vede aumentar il debito truffa verso l’usuraio.

Il resto dell’imbroglio avviene sul piano della cordate politiche ed economiche regionali in funzione dei loro interessi spartitori. D’altro lato la progressiva distruzione della sanità pubblica è fatta ad arte per spostare l’utenza sulla sanità degli speculatori privati: un regresso dove il diritto di cura e alla salute ritornerà ad essere un privilegio per ricchi, tra una sanità pubblica in decadenza ed una sanità privata privilegiata. Ecco perché i sacrifici imposti alle donne in cura alla Senologia di Isernia così come alla sanità in generale, mal trincerati dietro finte “razionalizzazioni”, servono solo a fare cassa per pagare gli interessi ai grandi usurai della finanza sul piano centrale, e ad attuare piani spartitori delle cricche locali.

D’altro lato i politici locali si presentano alle manifestazioni contro questi tagli da sempre decisi dagli stessi partiti padronali di governo in cui militano ed a cui portano voti. Dalla destra al PD, all’attuale governo giallo-bruno. Prima sostengono i governi che tagliano la sanità e poi vengono a protestare nel luogo dei tagli ! Contro chi? Loro stessi ? E’ tempo che la popolazione si renda conto di queste prese in giro. La lotta contro la chiusura di Senologia a Isernia è dunque uno dei momenti importanti per un cambio di rotta più generale, per un piano che rilanci la sanità pubblica in base alle esigenze della popolazione sul territorio, socialmente controllato, che garantisca il diritto alla salute non solo ai benestanti ma anche ai lavoratori ed ai meno abbienti.

Ma la chiusura del reparto potrà essere fermata solo con una mobilitazione radicale e ad oltranza, molto partecipata, a cui il PCL MOLISE continuerà a contribuire pur con le sue modestissime forze. Nella consapevolezza che per rovesciare questo ordine di cose occorre anche legare queste lotte quotidiane ad una prospettiva più generale: ribaltare la politica governativa di taglio della sanità pubblica, imposta dai magnati usurai della finanza, per un governo dei lavoratori, unico in grado di provvedere alla cancellazione del suddetto debito pubblico usuraio, la morsa speculativa dalla quale partono tutti i tagli ai servizi essenziali decisi nei bilanci statali e regionali. E su queste basi la sinistra sociale e sindacale molisana è chiamata ad una battaglia.

Articolo precedenteCalcio a 5, il Venafro vola in finale!
Articolo successivoIl termolese Luciano De Oto ingaggiato dalla “McLaren”