Una seduta a dir poco surreale quella che è andata in scena in aula in occasione del Consiglio regionale dove i consiglieri più vicini a Donato Toma hanno respinto la proposta delle opposizioni (Pd– 5stelle–Iorio) ad applicare la procedura d’urgenza per la discussione della proposta di legge in virtù della quale dovrebbe nascere una commissione speciale. In poche parole, se fosse passata la procedura d’urgenza, alla prossima seduta il Consiglio avrebbe dovuto discutere la legge che ha l’obiettivo di mettere un po’ di ordine a questo caos determinato dalla cattiva gestione di Toma alla pandemia in Molise.

Se alla votazione è chiara la posizione di Michele Iorio, che si condivide il tentativo di chiarezza delle opposizioni, e se è altrettanto chiaro la posizione di 8 consiglieri della maggioranza (Micone, Di Lucente, Pallante, Niro, Cavaliere, Cotugno, D’Egidio e Di Baggio) le due passionarie hanno dato vita ad un altro spettacolo dell’assurdo.

La Calenda e la Romagnuolo hanno portato avanti il solo gioco che spinge l’una a non prendere le distanze da Toma se non le prende anche l’altra. Ossia: le due ex leghiste hanno cercato di soddisfare le richieste del presidente Toma anche in vista del 17 novembre, data intorno alla quale ci dovrebbe essere il giro di boa. E in quell’occasione le due quote rosa potrebbero chiedere qualche riconoscimento in più in virtù del lavoro portato avanti in questi due anni e mezzo.

Quindi la Calenda, che è la prima dell’appello, è uscita dall’aula i attesa di vedere come avrebbe votato la sua rivale Aida. A sua volta la Romagnuolo, quando è arrivato il suo turno, è uscita anche lei dall’aula in attesa di vedere come votava la Calenda alla seconda chiamata. Alla fine, la consigliera di Isernia ha votato secondo le indicazioni di Toma. Aida Romagnuolo, per non mettersi contro il presidente della regione, ha deciso di restare fuori dall’aula durante la votazione evitando così di assumersi responsabilità in qualunque direzione. Alla fine la richiesta di urgenza non è passata ma poco male. Adesso la proposta di legge andrà discussa in Commissione e prima o poi riapproverà in aula. Insomma, tanta fatica per nulla essendo la discussione solo rinviata.

Nel pomeriggio poi l’assenza del governo regionale è stata palese.

Davanti a Palazzo D’Aimmo si sono ritrovati i commercianti “incazzati neri”, è proprio il caso di dirlo, per l’assenza delle istituzioni in questa pandemia. A riceverli fuori dal palazzo c’erano il presidente del Consiglio Salvatore Micone, da cui volevano risposte sui tempi per avere risposte certe dalla Regione; Greco e Manzo per i Cinque Stelle che cercavano di raccontare le notizie sugli aiuti nazionali del governo giallorosso, e Michele Iorio che cercava di spiegare cosa si potrebbe fare.

E mentre Micone spiegava che sulle misure che loro chiedono è responsabile la Giunta regionale, l’ex presidente Michele Iorio consapevole della legittimità della rabbia dei lavoratori, spiega: “Se è vero che la Regione Molise non può far nulla sul piano temporale sulla chiusura per un mese disposta dal governo nazionale, è pur vero che sempre la Regione Molise potrebbe adottare misure straordinarie nei settori colpiti per tamponare i danni e correre in aiuto”.

Neppure il tempo di finire la frase che gli stessi commercianti stoppano Iorio e iniziano ad urlare che loro sono già consapevoli delle opinioni dell’ex presidente. “Presidè, noi conosciamo le vostre posizioni. Non è che non vogliamo ascoltarvi ma vogliamo garanzie dagli eletti. Anzi, noi rimpiangiamo i tempi in cui lei era presidente e risolveva i problema in maniera veloce. Oggi in Regione non c’è nessuno neppure per mettere una firma”.

Red. pol.

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