“Una telefonata da lassù …”, scrive simpaticamente il venafrano Sandro Barile -residente a Novara e spesso nella propria città di origine per ritrovare amici ed usanze locali- presentando propri versi in dialetto venafrano, dal titolo “ La notte dei fuochi – “ I favor’ “, che invia con sms a FuturoMolise per la pubblicazione. Nel testo traspare evidente l’attaccamento e l’amore dell’uomo per le indimenticabili tradizioni venafrane, a partire da “ I favor’ “ (il falò) che puntualmente si accendeva sulla piazzetta antistante la chiesa di Sant’Antuono nel centro storico venafrano, attirando gente e generando tanta simpatia. Ecco i versi del venafrano di Novara che fantastica immaginando di ricevere una sorprendente telefonata da lassù … : “LA NOTTE DEI FUOCHI – “ I FAVOR’ “ – Tradizione centenaria nei quartieri in onore di San Giuseppe – “Sandr’, Sandr’ Barì …. ?”. “Chi è, chi è a chest’ora ?”. “Songh San Gsepp, telefon’ ra ngopp e ch’ me c’ sta naut’, pur iss’ mbcciat’ chi fuoch’ ! E’ Sant’Antuon “, (cioè Sant’Antonio Abate, patrono di tutti gli animali domestici, aggiunge Barile). Il prosieguo della lirica : “E che’ vulet’ ra me ?”. “Sta affà i favor’ sott’ all’acqua ! T’ sta a rannà ! Si faciv’ addman’ eva ugual, oppur’ ropp’ rman’ chi sol. Iurn’ prima o iurn’ ropp è ugual’. L’importanza è i significat’. L’ curnacchie hann’ semp’ ritt’ ca na man’ s’ lavissan’ ra. L’ necessarie ca z’ fa ! Chiss’ è event e tradizion’ in onore r’ San Gisepp e Sant’Antuon !”. Versi in dialetto, cioè, dal nord Italia per spezzare una lancia a favore delle tradizioni venafrane, belle, ricche di storia, dense di significati sociali e come tali da non far tramontare, bensì tutt’altro. Le innovazioni ? Ben vengono, se ben fatte, fermo restando il rispetto delle tradizioni. Da Novara l’attivo pensionato venafrano l’ha ribadito a pieni versi, ovviamente in tradizionale dialetto del proprio paese di origine.

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