Pubblichiamo il seguente articolo ripreso da PMI-dome Il network per le piccole e medie imprese sulla situazione del Molise in materia di lavoro e sanità.

Il Molise è pronto a scendere in piazza, stanco di patire la crisi. Le aziende sono ormai con le spalle al muro e nell’ultimo anno è aumentato in maniera esponenziale il numero di ore di cassa integrazione in deroga e straordinaria (si va dal 40 al 550%). I sindacati, raccogliendo le difficoltà dei lavoratori penalizzati dalla terribile situazione che stanno vivendo le aziende, sono scesi in campo per chiedere il giusto riscatto sociale, chiedendo democrazia e dignità nei luoghi di lavoro. 

Ciò che Fiom Cgil rivendicano è un maggiore investimento in professionalità da parte delle aziende e lo sviluppo di prodotti di elevata qualità in grado di competere sui mercati. Gran parte della responsabilità spetta anche alle amministrazioni pubbliche che dovrebbero essere portatrici di un dialogo costruttivo favorendo le condizioni di vita delle famiglie ormai allo stremo.


Lo sciopero generale è stato fissato per il 9 marzo e nel frattempo si corre per i preparativi. Si sono susseguiti nei giorni scorsi riunioni organizzative e assemblee pubbliche. Il tema più caldo dibattuto riguardo proprio l’inerzia delle pubbliche amministrazioni e la loro incapacità di far fronte all’emergenza. 


I problemi più evidenti li stanno vivendo le grandi aziende che fino ad oggi hanno dato lavoro a migliaia di persone: a Termoli vi è un comparto produttivo della Fiat e un importante zuccherificio, e ancora la Solagrital Dr Motor Company, la Ittierre eCantieri Navali. I settori toccati dalla crisi sono il metalmeccanico, il tessile, dal chimico all’edile, da quello dei trasporti al commercio, nessuno escluso. 


I problemi non riguardano però solo l’occupazione, è la sanità l’altro tallone d’achille del Molise. Buona parte dell’Irpef pagato dai lavoratori va a sostenere una sanità fallimentare e la situazione è giunta ormai al limite della sopportazione. Serve a questo punto un nuovo modello sociale di sostenibilità se la regione vuole riscattarsi. Da parte degli amministratori non è ancora arrivata una risposta univoca e forte, motivo per cui le parti sociali coinvolte sono ferme nella scelta di proseguire con lo “scontro” in piazza.  

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