di Giovanni Minicozzi
Mentre i candidati alle prossime elezioni amministrative promettono mari e monti, mentre il commissario/presidente Donato Toma garantisce che nessun reparto verrà chiuso è arrivata la nota (che allego) inviata ai vertici dell’Asrem e a tutti i dirigenti medici degli ospedali pubblici molisani con la quale il direttore sanitario dell’ospedale di Termoli ha, di fatto, smentito tutte le promesse e ha comunicato che anche per il mese di ottobre la reperibilità dei medici in servizio al reparto di EMODINAMICA del S. TIMOTEO è sospesa per la maggior parte dei turni di servizio.
Siamo stati facili profeti nel prevedere che dopo la sospensione avvenuta nel mese di settembre anche nei mesi successivi si sarebbero registrate le medesime difficoltà per carenza di personale medico. Una carenza che, se non risolta, determinerà la chiusura di emodinamica e, successivamente, i tagli interesseranno altri reparti in tutti gli ospedali pubblici del Molise. Peraltro si tratta di tagli in gran parte imposti dal piano sanitario firmato da Toma oltre che dalla persistente carenza di medici.
Sul versante delle annunciate assunzioni di massa – oltre mille – registriamo il continuo ricorso ad avvisi pubblici – sistematicamente andati a vuoto – da parte del dg Oreste Florenzano ma di concorsi pubblici per reperire personale sanitario stabile non se ne parla.
Da oggi, inoltre, è stata interrotta – o è scaduta – la convenzione con la cooperativa La Fenice di Sassuolo con la conseguenza di ulteriori difficoltà per il servizio 118 – due postazioni (ovvero Castelmauro e Cerro al Volturno) sono già state demedicalizzate – e per il reparto di Pediatria del Cardarelli dove gli unici due pediatri in servizio a tempo indeterminato nei prossimi giorni lasceranno l’azienda.
È probabile che Oreste Florenzano si rivolgerà al S.Pio di Benevento e firmerà la convenzione con lo stesso direttore che lo nominò responsabile amministrativo ma i concorsi resteranno solo promesse e fumo negli occhi dei molisani.
Al di là delle chiacchiere, dunque, resta una situazione sanitaria neanche paragonabile a quella del Burundi.