Il tema è una ferita che sanguina da tempo. Basti ricordare la denuncia che fece qualche anno fa, alla vigilia dell’ultimo governo Berlusconi, l’allora ministro per la Funzione pubblica, Luigi Nicolais. Il quale ammise che «il tentativo di misurare l’efficienza di chi dirige gli uffici pubblici», avviato dal governo D’Alema nel lontano 1999 con la legge 286 che prevedeva una ricompensa aggiuntiva per i dirigenti sulla base del raggiungimento o meno degli obiettivi fissati, non aveva dato «i risultati sperati». Un eufemismo.
La prova era nei numeri: su 3.769 altissimi funzionari addetti alla macchina statale, quelli premiati col massimo bonus possibile erano 3.769. Come se fossero tutti purosangue. Tutti bravissimi, puntualissimi, rigorosissimi. Senza un solo somaro, un ronzino, un brocco che meritasse un minimo di castigo… Come se tutti gli obiettivi prefissi fossero stati raggiunti.
Dice tutto la lettera protocollata il 6 luglio scorso e firmata dalla Direzione generale della Regione Molise e inviata al Servizio di gestione risorse umane. Oggetto: «Erogazione indennità di risultato dirigenza anno 2011». Messaggio: «In riferimento all’erogazione di cui all’oggetto, si partecipa che, avendo acquisito per le vie brevi le dovute informazioni da parte del nucleo di valutazione in merito ai termini di conclusione dei procedimenti di valutazione dei direttori di area e di servizio, rilevato che a tutt’oggi i medesimi procedimenti non sono ancora conclusi, si rimette alle opportune valutazioni della signoria vostra la plausibilità di procedere all’anticipazione dell’erogazione dell’indennità di risultato… ».
Totale dell’importo dei premi, in questi tempi di crisi, di assunzioni bloccate, di appelli quotidiani al pubblico impiego: 805.046 euro e 57 centesimi. Da dividere, come anticipazione del 60% degli incentivi per i risultati raggiunti nell’anno passato, tra 68 dirigenti. Per capirci: tutti quelli della Regione. Come se anche in questo caso, nella scia dello scandalo denunciato da Luigi Nicolais, non ci fosse nessuno ma proprio nessuno da lasciare a secco.
Si dirà: sono integrazioni in qualche modo dovute. Ma è vero solo in parte. La Regione, accusano le opposizioni, poteva fissare un minimo molto basso e un massimo molto alto, scelta evitata stabilendo bonus che vanno in genere da 11 a 13 mila euro. Poteva dare degli obiettivi precisi e non così generici (tipo «organizzazione degli uffici») da lasciare spazio a ogni interpretazione. Di più: il nucleo di valutazione, composto da tre persone, è dominato da due membri di squisita nomina partitica: il sindaco di Santa Maria del Molise e il vicesindaco di Petacciato. Tutti e due appartenenti al Pdl del governatore Michele Iorio.
La decisione di spendere così quegli 805 mila euro ha mandato su tutte le furie il capogruppo in consiglio regionale del Molise dell’Italia dei valori, Cosmo Tedeschi: «In un periodo difficile come quello che stiamo attraversando questa somma poteva, anzi doveva essere spesa per interventi più urgenti e, soprattutto, utili alla comunità». Lo sconcerto, tuttavia, non riguarda solo i dipietristi e la sinistra.
Tra i dirigenti, infatti, vengono premiati anche i dirigenti della Sanità che, come spiegano i dati di pochi giorni fa, è tra le più sgangherate e indebitate, sul pro capite, della Penisola. Un dato per tutti: 2.939 euro di spesa per abitante, inferiore solo a quelle della Basilicata e del Lazio.
Di più: riferisce un’agenzia Agi di qualche settimana fa che «il Molise ha anche il primato per spesa pubblica primaria delle Pubbliche Amministrazioni, che Bankitalia ha rilevato in 4.100 pro capite nel triennio 2008-2010 contro i 3.300 euro della media nazionale».
Ma non basta. Tra i dirigenti benedetti dalle gratifiche, con 11.718 euro di bonus supplementare (ripetiamo: è solo il 60%, poi deve arrivare il resto) c’è anche chi come Antonio Guerrizio è stato messo sotto inchiesta per una brutta storia di soldi spariti dalle casse, già parzialmente restituiti. E soprattutto Elvio Carugno, in galera da mesi con le accuse di peculato aggravato e continuato. Pochi giorni fa l’ennesima richiesta di andare almeno agli arresti domiciliari gli è stata respinta: secondo i giudici potrebbe scappare, magari in Venezuela dove sarebbe finito in parte, probabilmente a una donna più o meno misteriosa, il milione di euro circa, stando alle indagini, scomparso dalle pubbliche casse.
Domanda: l’arresto è del 4 aprile, come mai tre mesi non sono bastati alla Direzione generale per depennare l’attuale carcerato dalla lista dei dirigenti meritevoli della massima gratifica? Non sarà il caso di rivederle tutte, queste regole?