La morte di Stefano Cucchi avvenne a Roma il 22 ottobre 2009 mentre il giovane era sottoposto a custodia cautelare. Le cause della morte e le responsabilità sono oggetto di procedimenti giudiziari che hanno coinvolto da un lato i medici dell’ospedale Pertini, dall’altro continuano a coinvolgere, a vario titolo, più militari dell’Arma dei Carabinieri.

Il caso ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica a seguito della pubblicazione delle foto dell’autopsia, poi riprese da agenzie di stampa, giornali e telegiornali italiani.

Per questo nel 2019 i Carabinieri Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo sono condannati a 12 anni di carcere. Assolto dall’omicidio il carabiniere Francesco Tedesco, che dopo nove anni di silenzi e menzogne ha confessato di aver assistito alle botte rivelatesi letali, e condannato per i falsi commessi dal 2009 in poi.

Condannato pure il suo ex comandante di stazione, Roberto Mandolini: tre anni e otto mesi di pena perché contribuì a manomettere le relazioni di servizio per proteggere i suoi sottoposti, e per le bugie dette durante l’altro processo, quello agli imputati sbagliati: i tre agenti penitenziari già assolti e ora presenti in aula come «parti offese»; anche per loro oggi è un giorno di riscatto.

Riportiamo la prima e la seconda parte di due interessanti articoli a firma di  Carlo Giovanardi pubblicati da “LIBERO”, in data 25 e 26 febbraio 2021, che ripercorrono il processo sulla morte di Stefano Cucchi.

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