La polemica sull’assenza di guide turistiche nei siti archeologici del Molise che si è scatenata in queste ore riapre una denuncia che la Federazione italiana delle guide turistiche del Molise, la Federagit, ha sollevato da tempo, unitamente all’altra gravissima situazione, ovvero quella dell’abusivismo.

Assistiamo, infatti, da anni al proliferare quotidiano e selvaggio di figure appassionate di archeologia e storia che si spacciano per guide turistiche offrendo, in barba alle più elementari regole normative, dietro compenso o false mance, servizi, che per legge spettano solo alle guide turistiche abilitate secondo il dettato nazionale e regionale. Non vogliamo certo scendere in polemiche, ma la nota dell’associazione MeMO Cantieri, pubblicata da un quotidiano telematico, merita una precisazione e meriterebbe un approfondimento da parte della Direzione regionale del Mibact.

Nel lontano 2014, precisamente il 15 ottobre 2014, la Direzione regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali del turismo dà avvio ad una procedura mediante pubblico incanto, per “l’affidamento, a canone agevolato, di spazi entro siti, istituti e luoghi della cultura di proprietà del demanio dello stato, ramo storico-artistico, affidati in gestione al MIBACT, esistenti nel territorio della regione Molise, per finalità di interesse pubblico consistenti nello svolgimento di servizi per il pubblico, ossia di funzioni ed attività destinate alla promozione della conoscenza del patrimonio culturale nazionale presente nella regione ed al miglioramento delle condizioni per la fruizione da parte della collettività, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura e del turismo”.

Unico soggetto che risponde al bando di gara e che pertanto ne risulta aggiudicatario è l’associazione MeMO cantieri culturali di Campobasso. Il 26 novembre 2014, alle ore 12.30, presso la sede regionale dei beni culturali, tra l’allora Direttore regionale del Ministero, Famiglietti e l’associazione MeMO cantieri, si stipula il verbale di contrattazione, che prevede: “ il 6% annuali di canone da versare alla soprintendenza, da rapportare alla totalità dei visitatori; riguardo ai gadget viene contrattato un miglioramento dell’offerta del 5% per il primo anno.

Per i successivi 5 anni le parti concordano una contrattazione annuale sulla base del volume di vendite; in merito al servizio editoriale, il direttore regionale richiede un miglioramento che MeMO propone al 2% per il primo anno, per gli anni successivi la percentuale sarà oggetto di verifica e contrattazione”. Nello stesso verbale il Direttore regionale richiede di iscrivere le seguenti condizioni “ SE NON RISULTERÀ INCREMENTO DI VISITATORI O I SITI IN CONCESSIONE RISULTERANNO NON PRESIDIATI QUOTIDIANAMENTE DA MEMO, IL CONTRATTO POTRÀ ESSERE RISOLTO, COME MEGLIO CI SI RISERVA DI PRECISARE IN SEDE DI AFFIDAMENTO”.

I rappresentanti di MeMO accolgono le condizioni e concordano che la presenza sarà intanto garantita, nella fase di sistemazione in corso dei musei e delle aree elencati nel bando, in maniera graduale presso il Castello Pandone di Venafro, il sito archeologico di Sepino, la Villa Zappone di Larino , il Museo Sannitico di Campobasso , il Museo del Paleolitico di Isernia”.

Leggendo testualmente la nota pubblicata dall’associazione “… In realtà, nell’ambito del territorio molisano, a fronte di un flusso di visitatori discontinuo e che non può contare su grossi numeri, sarebbe improponibile la nostra presenza costante e quotidiana nei siti”, si evince che la stessa associazione conferma, dunque, il mancato presidio quotidiano nei siti, in barba al contratto in essere e per il quale la medesima associazione aveva garantito il rispetto delle clausole. Il Molise non ha certamente grossi numeri di visitatori, che solo grosse società riuscirebbero a gestire, ma è anche vero che spetta alla stessa associazione, come da contratto, incrementare il flusso di visitatori.

E siamo certi che dal 2014 ad oggi i dati dell’accoglienza ci restituiscono un incremento di turisti? A questo punto sarebbe auspicabile che la direzione regionale del Mibact, il Polo Museale del Molise chiariscano la situazione. Per noi la soluzione è di facile attuazione, dare la facoltà anche a privati associati di presidiare i siti. Solo così l’offerta è multipla, garantita e non si rischia di lasciare il turista al fai da te, o nelle peggiori delle ipotesi alle spiegazioni di false e abusive guide.

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