di Christian Ciarlante

Toma: “Non aspetterò e a breve riaprirò bar, ristoranti, pizzerie e parrucchieri”. Presidente, forse non è ancora chiara una cosa, ma d’altronde, quando si fa finta di non capire, non stupisce più di tanto ascoltare certe affermazioni dettate da smanie di protagonismo. I titolari di attività commerciali non vogliono aprire in condizioni impossibili, pretendono l’intervento del governo per sopravvivere. Non stanno chiedendo misure assistenziali.

Non è questione di riaprire a maggio o a giugno, ma è il come. A quali condizioni? Con delle prescrizioni che permetteranno di coprire i costi con gli incassi oppure no? Sono gli interrogativi che stanno agitando le notti di tutti i piccoli imprenditori, molisani e non, che chiedono certezze, non promesse. Le norme cui dovranno sottostare i ristoratori e baristi per riaprire il 1 giugno saranno credibili? Non si può trasformare il proprio esercizio commerciale in una specie ambulatorio in un contesto lontanissimo dall’esperienza che un cliente si aspetta. A mettere in allarme è anche il dilemma: tasse sospese o rinviate?

Dopo il “lockdown”, si dovranno fare i conti non solo con i versamenti di marzo, aprile e maggio spostati a giugno, ma anche con una serie di imposte, già prefissate, in attesa di essere pagate una volta tornati alla presunta normalità. È bene precisare, tuttavia, che tutti i versamenti sospesi o posticipati dal decreto liquidità non dovranno essere corrisposti necessariamente in un’unica soluzione, poiché al contribuente verrà riconosciuta comunque la possibilità di dilazionare i pagamenti fino a cinque rate mensili di pari importo.

Ma senza soldi in cassa, lavorando con coperti più che dimezzati, a orari ridotti, siamo sicuri che si riusciranno a mantenere tutti gli impegni col fisco? Non saranno i 600 o gli 800 euro a salvare la baracca. C’è chi ancora aspetta i famosi 25mila euro con lo Stato che fa da garante e chi attende la misura a sportello messa in campo dalla Regione Molise per avere in prestito 5mila euro. Per le risorse a fondo perduto, richieste da più parti, non ci sono al momento poche certezze.

I Sindaci, hanno poco margine di manovra, ma le amministrazioni comunali sono disposte a venire in contro, per quanto possibile, ad alcune richieste che gli sono pervenute. E poi, quanti avventori sarebbero disposti a tornare in un ristorante o in un bar vivendo e percependo una condizione di disagio? Stesso discorso vale i barbieri, centri estetici e parrucchieri. Salute e sicurezza prima di tutto, d’accordo, ma se lo Stato latita e il fisco è pronto a mordere: Houston abbiamo un problema!

Articolo precedenteMuore zì Michele Ingratta, il primo centenario di Villacanale di Agnone
Articolo successivoPrimo maggio, aumenteranno i controlli dei Carabinieri su tutto il territorio della provincia di Isernia