Un politico venafrano sarebbe nell’occhio del ciclone giudiziario.

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Campobasso. Torna di grande attualità l’inchiesta sulle spese anomale degli eletti al Consiglio regionale nelle passate legislature. Un vergognoso, quanto consolidato sistema di accollare alla pubblica amministrazione spese personali non legittime e che nulla hanno a che fare con il mandato e ruolo amministrativo degli eletti dal popolo. Questo illecito, pare interessi non solo la nostra regione, ma anche la stragrande maggioranza delle 21 a statuto ordinario. L’inchiesta emiliana “docet” in questo momento, ma ritornando alle schifezze di casa nostra, parrebbe che un ex amministratore di palazzo Moffa, dalle indiscrezioni sarebbe di Venafro, avrebbe prodotto spese pazze, non giustificabili per circa 300 mila euro. Soldi nostri, quelli pubblici, pagati dai cittadini molisani attraverso l’esoso erario, destinati tra le altre cose  a viaggi nell’Europa dell’Est. Di questi meeting ha chiesto i giustificativi la Guardia di Finanza, a cui il sostituto procuratore Nicola D’Angelo ha delegato le indagini. Quale sia la motivazione per queste “missioni” non ancora trapela. Se siano stati viaggi istituzionali per importare nella nostra martoriata terra giovani donne feconde, e così evitare lo spopolamento potrebbe avere un senso, ma in questo caso sarebbe poco credibile.

La fantasia in questo frangente viaggia come i tour del nostro rappresentante regionale. Chi è convinto che siano state raggiunte mete esotiche a sfondo primordiale, quello di copulare con giovani disponibili donzelle remunerate a spese dei molisani nei lupanare dell’Est. E in questo caso il birbante sarà punito severamente con la fustigazione e la messa al bando, rinchiuso nella gabbia medioevale nella pubblica piazza e lasciato a morir di fame. Chissà, quanti vorrebbero la tortura per tale misfatto, ma per la fortuna di essere nel Molise, in Italia, forse avrà la citazione su una targa ricordo a imperitura memoria di virile sannitico sangue, esportato nei meandri della conquista dell’Est. E mentre nelle altre regioni italiote, i nostri furfantelli vengono messi alla berlina con provvedimenti cautelari, nel Molise i nomi sono ancora celati dal massimo riserbo, pur tutti immaginando i cognomi dei nostri spendaccioni. Non è il solo caso nel Molise, magari lo fosse. Pare che il gentil sesso attragga e come i nostri figli degli Dei eletti dal popolo “supino”.

Qualche mese fa si parlava di un rimborso relativo al 2012 richiesto, per una serata di “Lap dance” che finì alla ribalta nazionale. Un altro “Mandrache” del Consiglio regionale, aveva posto nelle spese giuste e giustificabili del suo mandato, il deliziar del proprio “aureo augello”. E non finisce qui. Ricorderete il dopo cena in provincia di Benevento pagato con i vostri soldi ad un focoso Consigliere regionale attratto fatalmente dal desiderio di una giovane costosa “escort”?

Ebbene, l’inchiesta riferita all’ipotesi di reato di peculato per gli ex di palazzo Moffa tra gli anni 2006/2011 continua. Tra le 35 posizioni al vaglio del Gico della Gdf, tre sono state immediatamente archiviate, mentre ci sarebbe chi avrebbe aggravato la sua posizione consegnando dei giustificativi artefatti e poco credibili.

La consolazione, che alla fine della giostra giudiziaria sapremo chi sono i virtuosi – sicuramente in numero decisamente superiore – rispetto ai furbetti. Fortunatemente, la maggioranza dei Consiglieri utilizza il gruzzoletto messo a disposizione dei gruppi con sagacia e parsimonia, sapendo che sono soldi nostri. Per quei personaggi che non stanno dormendo sonni tranquilli, sapendo di essere stati beccati con le mani nella marmellata, come non dedicare la classica esternazione del principe de Curtis: E io pago!

Pietro Tonti

 

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