A 20 anni dal terremoto di San Giuliano poco è cambiato per la sicurezza nelle scuole. Ancora oggi meno di un edificio scolastico su due dispone del certificato di agibilità (42,1%) e di collaudo statico (47,6%)

Antonella, Martina, Morena, Valentina avevano 6 anni. Giovanni, Maria e Luigi 7 anni. Domenico, Giovanna e Costanza avevano 10 anni. Sono alcuni dei 27 Angeli di San Giuliano che il 31 ottobre del 2002 persero la vita sotto le macerie della scuola Jovine nel piccolo paese molisano insieme alla maestra Carmela Ciniglio. Sono passati 20 anni. Le lancette dell’orologio ferme alle 11:33 del 31 ottobre del 2002. Il Molise pregava ed il mondo puntava lo sguardo su quanto stava accadendo a San Giuliano di Puglia dopo la forte scossa di terremoto, pari a magnitudo 6.

In quel terribile terremoto a crollare del tutto fu solo la scuola Francesco Jovine. Passarono molti anni prima che la giustizia potesse emettere una sentenza definitiva per i colpevoli. La Corte di Cassazione nel 2012 confermò la condanna a cinque anni di reclusione per i quattro imputati responsabili. Come sostenne il procuratore Nicola Magrone, il piano sopraelevato, costruito in cemento armato, aveva appesantito una struttura fatta di sabbia e ciottoli, e aveva causato per questo un collasso statico. “La scuola – scrisse l’ex procuratore di Larino – sarebbe crollata anche con una nevicata”.

“Il terremoto del 2002 in Molise fu la prima vera importante emergenza che abbiamo gestito dopo l’inizio del terzo millennio” aveva dichiarato Guido Bertolaso capo del Dipartimento della Protezione Civile nazionale all’epoca del terremoto.

San Giuliano di Puglia non era un comune a rischio sismico ma quella tragedia segnò la svolta nelle classificazioni sismiche in tutta Italia. La normativa antisismica era rimasta ferma per quanto riguarda la classificazione delle zone sismiche al 1984 e, in relazione alle norme tecniche per la costruzione in zona sismica, al 1996. Nel 2003 è stata emessa, da parte del Dipartimento della Protezione civile, un’ordinanza per la sicurezza delle costruzioni in zona sismica che ha messo in luce la necessità di un radicale aggiornamento del quadro normativo italiano avvenuto nel 2005, con un successivo decreto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, con il quale è stato approvato il testo unico sulle norme tecniche delle costruzioni.

Ma a distanza di 20 anni c’è ancora tanto dà lavorare per la sicurezza sismica nelle scuole. Poco è stato fatto. In Italia sono 11 le regioni che hanno Comuni in zona 1, ossia ad elevato rischio sismico, ma tutte, ad eccezione della Sardegna, hanno Comuni e scuole in zona 2 (rischio medio-elevato). 4 milioni e 300.000 i bambini ed i ragazzi che risiedono in queste due zone. Eppure gli edifici migliorati e adeguati sismicamente sono soltanto il 2%, mentre quelli progettati secondo la normativa antisismica sono 2.740, il 7% del totale. I risultati migliori si riferiscono a Friuli Venezia Giulia (28%), Umbria (23%), Marche (17%), Molise e Toscana (12%), Veneto (10%). Tra le Regioni meno virtuose: Campania (1%), Lazio (2%), Liguria e Lombardia (3%). Rispetto, poi, alle prove di evacuazione, obbligatorie almeno due volte l’anno, nel 2020-2021 sono state effettuate in poco più della metà delle scuole (56%), non sono state effettuate nel 33% o solo alcune classi nell’11%. E quando vengono effettuate riguardano quasi esclusivamente il rischio Incendio (99%), e quello sismico (77%). Quanto accaduto a San Giuliano di Puglia rappresenta ancora oggi un momento di riflessione su cosa è stato fatto e su cosa fare affinché tragedie di questa portata non avvengano mai più.

“Saremo sempre in debito morale verso generazioni di bambini che non siamo stati in grado di proteggere”.

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