Per legge il presidente del Consiglio regionale non poteva applicare i poteri sostitutivi sulla nomina fatta a favore dell’ex consigliera regionale, eletta nelle fila di Patriciello, Paola Matteo a Garante dei diritti della persona. Per ci più senza che questa abbia i requisiti per ricoprire tale incarico.

E’ in sintesi quanto affermano l’ex questore Pagano e gli avvocati Elena Bertoni e Gianfederico Cecanese che hanno inviato una segnalazione a tutti consiglieri regionali nonché ai presidenti degli ordini degli avvocati di Campobasso, Larino e Isernia ed infine ai presidenti delle Camere penali di Campobasso, Larino e Isernia.

Secondo i tre professionisti, che si sono rivolti agi legali Michele Coromano e Salvatore Di Pardo per impugnare l’atto che ritengono illegittimo, si esprimono con parole dure sulla situazione che si sta verificando in Molise. “Con la nomina a Garante dei diritti fatta in favore di una persona che non ha i titoli richiesti dalla legge (ed a danno di chi, invece, li possiede) si è compiuto un atto che ha  “violato” la legalità: il tutto nel silenzio tombale di chi ha il dovere (e, forse, l’obbligo) di opporsi fermamente – e con tutta le forza – a questo modus agendi.

Il Garante dei diritti della persona è un organismo autonomo ed indipendente e non può essere nominato da un organo politico monocratico per non essere condizionato nelle scelte: egli va eletto dalla maggioranza dei consiglieri regionali poiché figura deputata alla difesa dei diritti dei cittadini, dei minori e di coloro che hanno subito una limitazione della libertà personale in virtù di un provvedimento dell’Autorità Giudiziaria.

La Dott.ssa Paola Matteo (laureata in lingue, filosofia e scienze primarie – senza aver sostenuto un solo esame nelle materie giuridiche – con esperienza in pedagogia clinica) non ha i requisiti della competenza e, soprattutto, della “provata esperienza giuridico-amministrativa” nelle materie di spettanza del Garante, così come, chiaramente, previsto dal bando e dalla legge.

Né, tantomeno il Presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone può nominarla con un decreto ed in violazione dell’art. 3, comma 2, della legge regionale n. 17/2015 che, viceversa, prevede l’elezione come, tra l’altro, è accaduto per il precedente Garante dei diritti la Dott.ssa Leontina Lanciano”.

Anche la segnalazione inviata ai consiglieri regionali non pare essere casuale. Secondo i bene informati, infatti, gli inquilini di Palazzo D’Aimmo si vedono ad oggi sottrarre il diritto a votare il Garante della persona che, per via della delicatezza del ruolo, richiede la maggioranza dei 2/3 nelle prime tre votazioni e la maggioranza assoluta dei consiglieri a partire dalla quarta votazione (ossia la metà più uni dei componenti del Consiglio regionali). L’invio della segnalazione farebbe risultare inoltre gli stessi consiglieri regionali “complici” di un illegalità.

Intanto nella seduta del 27 settembre, il primo punto all’ordine del giorno è il giuramento della nuova Garante dei diritti della persona, Paola Matteo.

Parole forti quelle dell’ex Questore Raffaele Pagano e degli avvocati Elena Bertoni e Gianfederico Cecanese che hanno segnalato un caso di grave illegittimità.

Con la nomina a Garante dei diritti fatta in favore di una persona che non ha i titoli richiesti dalla legge (ed a danno di chi, invece, li possiede) si è compiuto un atto che ha  “violato” la legalità: il tutto nel silenzio tombale di chi ha il dovere (e, forse, l’obbligo) di opporsi fermamente – e con tutta le forza – a questo modus agendi.

Il Garante dei diritti della persona è un organismo autonomo ed indipendente e non può essere nominato da un organo politico monocratico per non essere condizionato nelle scelte: egli va eletto dalla maggioranza dei consiglieri regionali poiché figura deputata alla difesa dei diritti dei cittadini, dei minori e di coloro che hanno subito una limitazione della libertà personale in virtù di un provvedimento dell’Autorità Giudiziaria.

La Dott.ssa Paola Matteo (laureata in lingue, filosofia e scienze primarie – senza aver sostenuto un solo esame nelle materie giuridiche – con esperienza in pedagogia clinica) non ha i requisiti della competenza e, soprattutto, della “provata esperienza giuridico-amministrativa” nelle materie di spettanza del Garante, così come, chiaramente, previsto dal bando e dalla legge.

Né, tantomeno il Presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone può nominarla con un decreto ed in violazione dell’art. 3, comma 2, della legge regionale n. 17/2015 che, vicevrsa, prevede l’elezione come, tra l’altro, è accaduto per il precedente Garante dei diritti la Dott.ssa Leontina Lanciano.

Ora, se tutto ciò va bene ai cittadini, alla società molisana e, soprattutto, alle Istituzioni che ritengono di rimanere inerti di fronte a cotanta evidente illegittimità, allora si può affermare che è arrivato il tempo di “chiudere il libro della legalità” ed organizzarne il funerale.

I tre professionisti si sono rivolti allo studio degli Avv.ti Coromano e Di Pardo per la tutela dei loro interessi

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