Detto chiaramente: per risolvere il problema della continuità produttiva del settore avicolo molisano, e salvare 200 famiglie, non c’è soluzione se non la costituzione di una società pubblico-privata che porti a compimento l’accordo di programma da 40 milioni di euro di cui si è parlato al Ministero dello Sviluppo Economico. Vista l’incapacità dimostrata dagli amministratori che hanno guidato la Regione dopo di me, questa è l’unica strada che oggi può portare ad un risultato.

Infatti nel guardare agli ultimi anni, si ha il sospetto che Amadori potrebbe aver finto di interessarsi al nostro settore avicolo solo per evitare concorrenza di mercato che derivasse dal marchio Arena prodotto in Molise. Altri imprenditori, invece, non si sono fatti avanti anche a causa delle assurde procedure dettate dal tribunale che ha disposto la vendita fallimentare a spezzatino e incastro, del vecchio stabilimento al contempo ridotto a brandelli. Insomma, parliamoci chiaro, se si dispone la vendita di metà stabilimento e l’altra metà deve andare a gara, quale imprenditore investirebbe mai i suoi soldi nell’acquisto non sapendo se poi vincerà la gara?

Ovunque ci si giri sono tutte strade tortuose senza via di uscita. Tranne una: la Regione torni ad occuparsi di polli. Per fare ciò è necessario che Regione e sindacati seguano due strade parallele: da un lato, attraverso le politiche attive del lavoro si deve ridurre il numero dei lavoratori. Dall’altro la nuova società pubblico privata deve realizzare un nuovo macello. Se ciò non avverrà siamo destinati a far esplodere una vera e propria bomba sociale.

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