«Il 2 giugno, settantaduesimo anniversario della nascita della Repubblica, non è una festa qualunque. È la “festa delle feste”, quella che per il popolo italiano e le sue istituzioni democratiche è il simbolo dell’identità nazionale. È il giorno in cui va riaffermata la nobile appartenenza alla Patria. È importante, perciò, ribadire il primato del 2 giugno e avere la consapevolezza che questo è il giorno in cui trovano sintesi le peculiarità di tutte le altre ricorrenze nazionali.

E’ una festa duale, perché attraverso di essa ricordiamo due dei più importanti pilastri sui quali è stata edificata la nostra democrazia. Il primo è l’opzione repubblicana che il 2 giugno 1946 milioni di italiani vollero fare in scienza e coscienza, opzione che, tra l’altro, registrò per la prima volta in Italia il voto delle donne; il secondo pilastro è quel meraviglioso atto deliberativo che l’Assemblea costituente ci consegnò qualche tempo dopo, il 22 dicembre del 1947, e che ha assicurato al Paese, in questi settantuno anni, una convivenza civile e democratica. Quell’atto è la Costituzione, la Magna Carta della storia del nostro popolo.

Mi piace qui ricordare una frase dell’on. Piero Calamandrei: «La Repubblica non fu e non doveva essere soltanto un cambiamento di forma di governo: doveva essere, e sarà, qualcosa di più profondo, di più sostanziale: il rinnovamento sociale e morale di tutto un popolo; la nascita di una nuova società e di una nuova civiltà». In effetti, la Repubblica e la Costituzione non furono soltanto un evento grandioso di democrazia, la scelta di un popolo che reclamava l’idea di un’Italia migliore dove tutti avessero in egual misura diritti e pari opportunità.

Repubblica e Costituzione furono allora uno scrigno di valori, una visione lungimirante che ancora oggi è lì a dimostrare la sua freschezza e la sua attualità. La mia generazione ha avuto la fortuna di crescere in un Paese senza guerra, prospero, tollerante, solidale. Sembra che tutto ciò sia avvenuto in modo naturale, ma non è così.

Democraticità, sovranità popolare, inviolabilità dei diritti, uguaglianza formale e uguaglianza sostanziale, diritto al lavoro, riconoscimento delle autonomie locali, tutela delle minoranze linguistiche, libertà religiosa, sviluppo della cultura, della tutela ambientale e del patrimonio storico ed artistico, ripudio della guerra come strumento di offesa, riconoscimento di collaborazioni internazionali non sono principi nati per caso, ma frutto del lavoro di uomini che pensarono all’Italia dei loro figli, dei loro nipoti, dei loro pronipoti e immaginarono per loro un Paese civile e moderno.

Noi dobbiamo sforzarci affinché il 2 giugno non sia solo il momento del ricordo, della celebrazione, sentimenti che trovano comunque la loro legittimazione in ciò che oggi celebriamo. Il 2 giugno deve essere il giorno in cui noi riaffermiamo la nostra convinta adesione alla Repubblica e alla sua Costituzione e agli alti principi di cui quest’ultima è portatrice.

Principi che vanno letti e riletti, pensati, approfonditi, meditati, riscoperti, e che devono corroborare il nostro agire quotidiano di donne e uomini liberi in un Paese, in una regione che riteniamo possano ancora essere ricchi di opportunità per i cittadini. Noi abbiamo il dovere morale di trasmettere ai nostri figli, con il nostro esempio, questo patrimonio inestimabile di valori, come i nostri padri hanno fatto con noi.

Viva la Costituzione, viva la Repubblica, viva l’Italia».

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