Con le dimissioni di Toma da commissario alla sanità comincia, di fatto, la nuova legislatura e il nuovo corso di Francesco Roberti.
Oggi, dunque, non ci sono più alibi: rimosso politicamente Toma (sia da governatore sia da commissario), il centrodestra potrà dimostrare che la filiera istituzionale Governo-Regione non è una bufala da sbandierare in campagna elettorale ma una concreta opportunità per il Molise. E lo misureremo, nello specifico, proprio sulla sanità.
Chiunque sarà il prossimo commissario ad acta scelto dal governo Meloni, dovrà fare i conti, tra le altre priorità, con il Programma Operativo (2022/2024) da approvare in fretta, le reti tempodipendenti (ictus emorragico e infarto) da riscrivere daccapo, i rapporti con gli erogatori privati da riorganizzare alla radice.
Se Roma non nominerà Roberti, la responsabilità politica della gestione commissariale ricadrà comunque su di lui, al quale, in ogni caso, come presidente della giunta, spetterà comunque la nomina dei Direttori Generali per la Salute e della Asrem. E non sono bazzecole.
Su queste scelte si misurerà da subito anche il suo grado di indipendenza dai noti ambienti economici privati che occupano, determinano e condizionano, da decenni, i luoghi della decisione pubblica regionale, proprio nei settori, come la sanità, convenzionati e controllati dalla stessa Regione. L’esordio dei giorni scorsi non lascia presagire niente di buono, ma è obiettivamente troppo presto per esprimere un giudizio compiuto e gli va concesso il beneficio del dubbio.
Non è, invece, troppo presto per capire sin da subito quale sia la posta in palio, e ha a che fare solo in minima parte con la salute dei molisani, perché il tema continua a riguardare le direttive dei Ministeri sulla remunerazione dell’extrabudget per i pazienti di fuori regione, oltretutto secondo regole diverse tra le strutture a diretta gestione regionale (Gemelli e Neuromed) e convenzionate con la Asrem (Villa Maria, Villa Esther, ecc.).
A che gioco sta giocando lo Stato, sulla pelle dei molisani?
Per comprenderlo, forse è sufficiente leggere le dichiarazioni che hanno accompagnato le dimissioni di Toma (“Io per tre anni, da presidente della regione, ho lottato per far cambiare le regole dell’extrabudget in particolare per gli extraregionali. Quando sono diventato anche commissario ho chiesto aiuto ai miei interlocutori politici per modificare le normative di settore. Loro avrebbero voluto che le violassi…Ci sono interessi troppo grandi altrove”, 12/7/2023) e, qualche mese fa, quelle del sub commissario Papa (“Da 20 anni la sanità è depredata da una lobby politico-affaristica trasversale a tutti gli schieramenti che ha beneficiato della protezione di quanti erano istituzionalmente chiamati a vigilare sul rispetto della legge”, 20/3/2023).
Per capire non bisogna essere scienziati. Basta non essere extraterrestri.