Il disegno di legge A.C. n. 1542 di istituzione delle città metropolitane, di riordino delle province e delle unioni dei comuni, approvato dal Consiglio dei Ministri in data 20.08.2013, si prefigge tre obiettivi: istituire finalmente le città metropolitane; predisporre una nuova disciplina delle province, quali enti di area vasta; definire una nuova disciplina organica delle unioni di comuni.

Autorevoli commentatori hanno già evidenziato le criticità del disegno di legge, che porta il nome del Ministro per gli affari regionali e le Autonomie, le critiche hanno riguardato principalmente non le finalità dell’impianto legislativo proposto, che anzi si connota per una apprezzabile sistematicità ed organicità, ma vertono su alcuni parti di esso discutibili e di cui viene data una motivazione non convincente.
Una delle attenzioni maggiori è  posta, sull’introduzione del voto ponderato, previsto dall’art. 8, comma 2° per la conferenza metropolitana e dall’art. 18, comma 4° per il consiglio dell’unione. 

Mutuando le riflessioni di un autorevole esperto il Dott. Umberto Imperi – Segretario generale dell’Unione dei Comuni Valle del Tevere-Soratte apprendiamo che nella relazione di accompagnamento al disegno di legge quest’ultima proposta è così motivata: “l’utilizzo di un sistema di voto ponderato da un lato neutralizza il maggior numero dei consiglieri dei comuni di maggiori dimensioni, dall’altra assegna un valore finale che è proporzionale alla popolazione del comune che si rappresenta”.
La relazione si avvale, altresì, dell’analisi tecnico-normativa ( ATN ) e dell’analisi di impatto della regolamentazione

( AIR ), entrambe le analisi non fanno nessun cenno all’introduzione del voto ponderato, eppure il legislatore dovrebbe preventivamente valutare la ricaduta sul territorio di nuove disposizioni.
Nella parte III dell’ATN al punto 1) vien detto che: “non vengono utilizzate nel testo definizioni normative che non appartengono già al linguaggio tecnico-giuridico di settore”, ma il voto ponderato non appartiene al linguaggio degli enti locali.
L’AIR sottolinea l’esigenza di incentivare la costituzione di un maggior numero di unioni di comuni e di fusioni degli stessi, ma non analizza l’impatto che avrebbe l’introduzione del voto ponderato nella conferenza metropolitana e nei consigli dell’unioni di comuni.
A giudizio di chi scrive non occorre attendere i risultati della verifica dell’impatto della regolazione (VIR), prevista con cadenza biennale per riscontrare gli effetti negativi del voto ponderato per le seguenti ragioni.
Attualmente i consigli delle unioni di comuni sono formati in maniera paritaria dal sindaco e da due consiglieri comunali, uno in rappresentanza della maggioranza ed uno in rappresentanza della minoranza, a prescindere dal numero di abitanti di ciascun comune facente parte dell’unione, tale soluzione consente a tutti di sentirsi protagonisti in eguale misura.
Il voto ponderato stravolgerà questo assetto, che seppur con difficoltà ha finora garantito il buon funzionamento dell’organo consiglio, perché determinerà una diversificazione del peso della rappresentanza in funzione degli abitanti, creando rappresentanti di serie A, B, C….. fino a Z, quest’ultimo essendo l’esponente del comune più piccolo avrà valore di uno ( 1 ).
Nel caso specifico
Così concepito il sistema non può che creare ulteriori elementi di criticità, perché tutte le decisioni saranno condizionate dal peso di ciascun comune con inevitabile persistere ed aggravarsi di atteggiamenti campanilistici.
Altro dato da evidenziare, mentre per le decisioni della conferenza metropolitana viene fatta salva la diversa specifica previsione statutaria rispetto al voto ponderato, tale possibilità non viene prevista per lo statuto dell’Unione.
In conclusione, il rilancio dell’unione di comuni e delle fusioni degli stessi passa per altre vie maestre e non di certo per un sentiero tortuoso e pieno d’insidie come il voto ponderato.

P.T.
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