Ridurre i soldi che percepiscono gli eletti: il 65% del rimborso spese (che ammontano a 4.500 euro esentasse) e il 50% dell’indennità di funzione che ammonta, cifra netta, tra i 5mila e i 6mila 600 euro. L’importo lordo invece varia da 7.700 euro per un consigliere semplice e 11mila e 22 euro per il presidente della Regione e del Consiglio. Gli assessori si fermano a 9.600 euro lorde. Il tutto si va ad aggiungere ai 4mila 500 euro di rimborsi spesa.
Ha sudato sette camice il sottosegretario Pallante per tentare di convincere Greco a ritirare l’emendamento. Un tentativo che gli era già riuscito ieri nell’ambito della trattativa di quello che è stato definito l’ accordo trasversale tra Greco e Toma, e quindi tra Movimento 5 stelle e centro-destra. Ma qual è stata la trattativa andata in scena a porte chiuse, ieri?
Non certo l’abrogazione della surroga dei consiglieri. Istituto a cui il movimento ha sempre detto “no”. Su questo argomento è stato il centrodestra ad andare sulle posizioni dei grillini pur di eliminare dal consiglio qualche figura scomoda per la tenuta della maggioranza. I Cinque Stelle hanno solo preso la palla al balzo per gridare vittoria. Ma la vera vittoria dei consiglieri eletti è stato sul fondo al gruppo.
Il centro-destra aveva infatti presentato nel maxiemendamento la riduzione dei fondi al gruppo penta stellato. Lo aveva già accennato in giornata lo stesso Greco sul suo profilo Facebook. “In questo momento, con un colpo di mano, oltre a una serie di cose assurde, quel signore che presiede la Regione Molise, vuole tagliare i soldi al nostro gruppo consiliare, con un emendamento che ha effetti SOLO NEI CONFRONTI DEL MOVIMENTO 5 STELLE, in sfregio a ogni principio democratico e per colpire puntualmente un gruppo politico (senza alcun risparmio vero)” ha scritto alle ore 12.32 il capogruppo del movimento. A fine giornata, poi, l’emendamento di Toma è sparito. Cosa è accaduto?
E’ successo che i 5 Stelle avevano a loro volta presentato un emendamento che segue la loro linea di successo: riduzione delle indennità. Certo, la maggioranza granitica di Toma (12, tranne il consigliere Iorio), avrebbe certamente avuto i numeri per respingere la proposta. Ma la cosa avrebbe messo in grande imbarazzo il centrodestra che, in questo particolare momento, avrebbero dovuto dire palesemente ai molisani che loro non si tagliano neppure un centesimo del loro stipendio mentre tutte le aziende stanno morendo.
Entrambi le forze politiche avevano dunque il coltello dalla parte del manico sui due argomenti. Perché il taglio dei fondi, per il gruppo dei Cinque Stelle, vuol dire meno personale e meno soldi da spendere per la comunicazione social che è il loro punto di forza. Tecnicamente è andata così: la maggioranza va in aula con un emendamento, il numero 70, che al comma 3 prevedeva tutta una serie di modifiche che si traducevano con il taglio dei fondi al gruppo cinquestelle che è il più numeroso.
Lo stesso Donato Toma poi, durante la trattativa, presenta un subemendamento, il numero 13 che recita: “il comma 3 dell’emendamento 70 è abrogato”. Quindi niente più taglio ai soldi pubblici per il gruppo 5 stelle. Il documento numero 13 però contiene una nota: “se approvato, decadono automaticamente i subemendamenti dal n. 14 al n. 66”. E cosa c’è in quei 52 subemendamenti che decadono? Nulla. Tutti farlocchi, fatti forse per prendere tempo in attesa che il presidente del Tar Molise si esprimesse sul ricorso dei consiglieri estromessi: Scarabeo e Tedeschi La trattativa si trova nell’emendamento penta stellato numero 75 : riduzione del 20% dell’indennità di carica.
Con la ripresa dei lavori nel pomeriggio di oggi 22 aprile, i Cinque Stelle sono tornati all’attacco con la riduzione. “Momentanea” precisa Patrizia Manzo che esorta a votarlo. Si dice d’acccordo Michele Iorio e il Pd. Stavolta però il gioco non riesce in quanto le consigliere che in passato hanno votato secondo coscienza (mandando sotto il governo regionale), cioè Mena Calenda e Aida Romagnuolo, anche stavolta hanno votato secondo coscienza bocciando la riduzione dell’indennità per creare un pacchetto da destinare all’emergenza Covid.
Neppure la proposta di Greco di sospendere i lavori per trattare sulla percentuale da tagliare e individuare il periodo, da giugno a dicembre 2020, neppure questa proposta e la cessione dei “diritti d’autore” sull’idea per regalarla a Toma “purchè venga accettata”, a prima firma del presidente, neppure questa proposta è stata accolta. Pallante accusa l’opposizione di strumentalizzazione. Greco continua a cedere la prima firma. Ma stavolta la trattativa non ha effetto.
“Mi sarei aspettato questa proposta nell’anonimato, fuori da quest’aula – dice Toma – che parla di vera carità è fatta senza ostentazione”. Loro, i nostri eletti, la maggioranza granitica di Toma, di tagliarsi l’indennità non ne vuole proprio sapere.
Hanno votato no: Calenda, Cefaratti, D’Egidio, Di Baggio, Di Lucente, Micone, Toma, Cavaliere, Cotugno, Vincenzo Niro, Quintino Pallante e Aida Romagnuolo. La motivazione? “Lo voglio fare e non lo voglio ostentare perché non vale per la vita eterna” dice Toma. E così sia. Amen.