di Christian Ciarlante

Annunciazione! Annunciazione! “Isernia è morta!”. Il tribunale popolare pentro ha emesso la sua sentenza. Di grazia, qual è la novità? Siamo noi che l’abitiamo i responsabili del suo destino, noi che rischiamo di far scomparire questa città che,  nel bene o nel male, ci ha dato i natali. Senza accorgercene, giorno dopo giorno, abbiamo dilapidato un patrimonio, abbiamo calpestato i nostri valori, abbiamo sotterrato le regole, abbiamo scelto di vivere alla giornata senza preoccuparci del futuro.

Per troppi anni siamo andati avanti con gli occhi bendati affidandoci ad una guida poco illuminata che ci ha trascinato sull’orlo del precipizio. Una certa classe politica ci ha preso per i fondelli, ci ha illusi e ci ha dato false speranze. Tante le promesse mancate di cialtroni e incompetenti, capaci solamente di mangiarsi, legislatura dopo legislatura, la nostra città. I numeri parlano chiaro e fanno male. Gli artigiani ed i piccoli commercianti sono in ginocchio e scivolano nell’abisso. Una vera e propria ecatombe quella che i dati ci raccontano in maniera fredda ed impietosa.

Crisi, calo dei consumi, tassazione, burocrazia, mancanza di credito e l’impennata del costo della vita hanno messo al tappeto la nostra comunità. Le politiche commerciali della grande distribuzione si sono fatte sempre più aggressive; per molti artigiani e piccoli negozianti non c’è stata nessuna via di scampo. In tanti, non avendo nessun supporto dalle istituzioni, hanno deciso di gettare la spugna.

Negozi chiusi, locali sfitti, case invendute, cos’altro aggiungere? Fare un elenco completo sarebbe impossibile. Andare avanti in questo modo non è più ammissibile. Siamo alla canna del gas. Siamo entrati in modalità autodistruzione, tenuti in piedi dai sacrifici dei pochi coraggiosi che ancora hanno la forza di andare avanti. Una tassazione arrivata a livelli vessatori stronca ogni possibilità di guadagno da parte di imprenditori e commercianti. Nessuno vuole evadere, ma vivere sì.

A mettere in ginocchio le amministrazioni è anche il patto di stabilità che si applica a tutti i Comuni con più di 5mila abitanti. Per rispettare il quale i sindaci sono costretti a tagliare gli investimenti. Senza investimenti una città muore e di creare lavoro non c’è nessuna possibilità. Non vogliamo credere che Isernia sia perduta, non vogliamo scrivere la parola fine, anche se ci sono giorni che la rabbia per il male che facciamo a noi stessi diventa così insopportabile da sognare di andare altrove, desiderare che per lo meno i nostri giovani si salvino lontano dal disastro.

Non perdiamo la speranza, cerchiamo di ripartire, proviamo a costruire un’Isernia migliore, una città per cui vale la pena ogni sacrificio, ogni sogno, ogni passione e dedizione che potrà vincere solo se abitanti e le istituzioni faranno squadra. Isernia attraversa una fase di estrema criticità. Dallo sviluppo economico a quello occupazionale, sino a quello sociale e culturale.

Non si tratta di una crisi dalla quale si possa uscire senza uno scatto di reni dell’intera cittadinanza. C’è la necessità di porre l’attenzione su un progetto condiviso, che possa essere punto di riferimento per questa, come per le amministrazioni dei prossimi anni. Il capoluogo pentro diventi finalmente adulto. “Fujtevenne!”Andate via, ma solo per poter tornare.

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