Eccellenze molisane. ENZO IACOVINO

Avvocato di prestigio, nostro concittadino, detentore di sentenze
epocali (ha fatto epoca la reintroduzione nelle Poste italiane di
centinaia di lavoratori), Enzo Iacovino ha messo sotto scacco la Rai
con un esposto all’Autorità anticorruzione e alla Procura di Roma per
aver violato il “Job posting” (ricerca preventiva di personale
interno) e firmato 170 contratti esterni per 62 programmi Tv. In prima
pagina sul Fatto Quotidiano e su tutti i giornali.

Sull’abbrivo del caso Rai sollevato dall’avvocato Enzo Iacovino in
campo nazionale

La poca confidenza della Regione col “Job posting” foriera di guai

Eccezione di legittimità della Corte costituzionale sugli incarichi
direttoriali relativi alla gestione della direzione generale per la
Salute e dei quattro dipartimenti regionali

gli enti pubblici, prima di cercare all’esterno collaborazioni e
professionalità, hanno l’obbligo di applicare il “job posting” che
altro non è che la ricerca preventiva di personale interno in grado di
svolgere i compiti e i servizi di cui hanno bisogno. Un obbligo, si
badi,  non un’opzione. Ne ha fatto un caso di livello nazionale
l’avvocato Enzo Iacovino denunciando la Rai all’Autorità
anticorruzione e alla Procura della Repubblica di Roma perché
verificassero  l’esatto adempimento degli obblighi di pubblicazione
(ex articolo  45 del decreto legislativo 33/2013),    l’esatto
adempimento e il rispetto delle disposizioni in materia di abuso
conflitto di interessi; sospendessero o disponessero la revoca e/o
dichiarare la nullità degli incarichi e dei contratti non conformi al
decreto legislativo 39/2013; segnalassero e trasmettessero la
documentazione e i provvedimenti adottati ai competenti uffici
disciplinari e giudiziari per ogni eventuale inadempimento e/o
violazione di legge, del piano della trasparenze e del piano
anticorruzione, al fine di accertare ogni eventuale responsabilità
disciplinare, amministrativa, penale e contabile. Questa iniziativa
dai risvolti clamorosi (la Rai, le sue radici popolari, i suoi
personaggi alla ribalta, i suoi supposti prestigi culturali, la sua
complessità fatta di programmi, programmatori, registi, presentatori,
costumisti, truccatori e chi più ne ha  più ne metta), ha raccolto
l’attenzione collettiva dei media nazionali. Il Fatto Quotidiano ha
riservato all’avvocato Iacovino la prima pagina, gli altri giornali
hanno pubblicato il testo della denuncia. A noi interessa la premessa,
cioè che gli enti pubblici hanno l’obbligo di praticare il “Job
posting” prima di accedere al libero mercato, alla ricerca di
collaborazioni a proprio uso e consumo, con il supporto delle risorse
finanziarie pubbliche. Ne eravamo consapevoli e spesso abbiamo
richiamato l’attenzione sulle circostanze in cui la Regione,
soprattutto, è parsa poco adusa e propensa ad applicare il “job
posting” in modo analitico, serrato e comprovato. Lo abbiamo fatto
spesso, anche in una corrispondenza del 30 novembre scorso commentando
l’ennesimo ricorso all’esterno, in quel caso della direzione generale
per la Salute, alla ricerca della collaborazione continuativa e
coordinata di 5 unità, utilizzando una formuletta, sempre la stessa,
sempre uguale, buona per tutte le occasioni e le circostanze. Una
formuletta che dice tutto in termini generici e niente in termini
ristretti. A Palazzo Vitale ne fanno uso largo e reiterato. E tutti a
bersela, quasi fosse una coppa di champagne. Eccola la formuletta
magica con la quale, come accenniamo, la Regione crede di  soddisfare,
anzi di superare, di bypassare il “job posting”:   “Esaminati i
fascicoli professionali dei dipendenti regionali in possesso di
adeguata qualificazione culturale; accertato che allo stato – tenuto
anche conto del complesso degli incarichi di funzione attualmente
esercitati – l’esiguo numero dei dipendenti regionali potenzialmente
utilizzabili risulta incardinato in processi di lavoro parimenti
strategici per l’amministrazione regionale e non suscettibili di
depauperamento in termini di risorse umane a essi dedicate” …  si
rende necessario … bla bla bla, cioè ricorrere alle collaborazioni
esterne. Con quella formuletta la Regione afferma apoditticamente,
cioè da crederle sulla parola, che all’interno dell’organico
regionale, anche se esistono professionalità ed energie utilizzabili,
sono sempre tremendamente poche e talmente impegnate, incardinate in
processi di lavoro parimenti strategici per l’amministrazioni, per cui
è giocoforza andare a cercare aiuto e collaborazioni all’esterno. La
Rai lo ha fatto, ed è finita nella rete giuridica e amministrativa di
Enzo Iacovino e sotto la lente d’ingrandimento dell’Autorità
anticorruzione e della Procura della repubblica di Roma. Chissà se
all’avvocato nostro concittadino gli venisse proposto di dare uno
sguardo anche alle procedure invalse alla Regione Molise in materia di
collaboratori e collaborazioni e di mancato “job posting”. Mai dire
mai. Intanto, come è stato riportato su queste colonne, si deve
registrare l’eccezione di legittimità sollevata dalla Corte
costituzionale  sugli incarichi direttoriali relativi alla gestione
della direzione generale per la Salute (Marinella D’Innocenzo) e dei
quattro dipartimenti organizzativi (Mariolga Mogavero, Mariarosaria
Simonelli e Massimo Pillarella). Un primo grave segnale sul modo di
agire e di amministrare al quale, come ipotizziamo, potrebbero
aggiungersi i casi (a decine) di collaborazioni esterne da mettere
sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei conti e della Procura
della Repubblica.Dardo
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