Il commissario Giustini, il “Cotticelli” del Molise: “Voleva un lazzaretto e ha reso la regione più vulnerabile al Covid“. Questo il titolo dell’articolo di ‘Repubblica‘ a firma di Fabio Tonacci. Dopo aver dedicato ampio spazio al disataro sanitario e dell’emergenza Covid in Molise ora i fari sono puntati sulle dimissioni del Commissario alla sanità Angelo Giustini.

Pubblichiamo l’articolo integrale pubblicato oggi, sabato 13 marzo, su www.repubblica.it:

<<Il Molise esiste. Come esistono i molisani. Purtroppo, però, qualcuno si è comportato come se non ci fossero, calpestando la loro salute e rendendo la regione “la più vulnerabile alla pandemia e la meno attiva nell’affrontare l’emergenza”. Quel qualcuno risponde al nome di Angelo Giustini: originario di Pereto in provincia dell’Aquila, ex generale della Finanza in congedo, ha 68 anni, medico cardiologo e, fino a ieri, Commissario ad acta per la Regione Molise. Nominato dal Consiglio dei ministri nel dicembre del 2018 dal governo Conte I, su indicazione della Lega di Salvini. Giustini si è appena dimesso. E’ indagato dal procuratore di Campobasso Nicola D’Angelo che, all’esito di una vasta inchiesta dei carabinieri del Nucleo Antisofisticazione, lo accusa in sostanza di non aver fatto niente per due anni. Ma niente proprio.

Giustini era stato chiamato a rimettere ordine alla dissestata sanità molisana e, con lo scoppio dell’emergenza Covid, a redigere e attuare il prima possibile il Piano per la riorganizzazione e il potenziamento della rete ospedaliera. E invece: “Ha deliberatamente omesso”, “si è rifiutato di predisporre”, “si è attardato”, “non ha agito tempestivamente”, “ha determinato un gravissima situazione di disservizio sanitario nella gestione dei malati Covid”, fino al definitivo “si è rifiutato di svolgere il suo ruolo”. Talmente allergico alle responsabilità del suo incarico da arrivare a nominare, senza averne la minima facoltà, un commissario straordinario Covid locale. Si è attribuito una prerogativa che è solo del Consiglio dei ministri.

Possibile? Stando a quanto risulta ai pm, sì: siamo pacificamente di fronte a un altro caso Cotticelli. Si chiama così l’ex commissario ad acta della Calabria, Saverio Cotticelli, generale dei Carabinieri in pensione, che rimarrà nella storia della pandemia per aver scoperto durante un’intervista televisiva, in piena seconda ondata, che spettava a lui, e solo a lui, fare il Piano operativo per il Covid. Ora tocca al Molise: 300 mila abitanti, 387 decessi per virus, l’incidenza di mortalità più alta d’Italia (8,32 per cento) sul totale dei positivi, un commissario che non commissaria.

Entriamo nel merito delle accuse della procura, davvero pesanti, riassunte nell’invito a sottoporsi a interrogatorio. “Nonostante il richiamo di due ministeri, la Salute e il Mef, il 29 dicembre 2020”, Giustini non attiva presso l’ospedale Vietri di Larino un centro idoneo a rafforzare i servizi di assistenza primaria e riabilitazione territoriale post-Covid, indispensabile per alleggerire i reparti e il pronto soccorso. Il 14 febbraio, secondo la ricostruzione del pm, “avendo avuto contezza dell’assoluta ingestibilità della situazione sanitaria a causa della saturazione dei posti letto”, decide all’improvviso di nominare Commissario straordinario all’emergenza il direttore generale dell’Azienda sanitaria regionale del Molise (Asrem). Ottenendo la censura immediata del ministero della Salute, che si trova costretto a ricordare a Giustini l’ovvio, ossia che era lui il Commissario all’emergenza.

A quel punto, in preda alla confusione, l’ex generale il 17 febbraio autorizza il ricovero presso il Vietri di pazienti Covid con pochi sintomi. Avrebbe dovuto farlo già in estate, ormai è troppo tardi, non c’è più spazio, quindi due giorni dopo sospende il decreto e ne emette un altro per autorizzare l’attivazione di 20 posti letto in terapia sub-intensiva in una struttura privata (il Gemelli) avvalendosi del personale di un’altra struttura privata (Neuromed Ircs). Un pasticcio guarnito con una “ciliegina” che non è passata inosservata a Roma: “Per celare le sue omissioni – scrive il pm D’Angelo – con un comunicato stampa rappresentava falsamente che la sua decisione di attivare un centro Covid a Vietri era stata validata dal ministero della Salute”.

Ancor più incomprensibile il “rifiuto”, così lo definisce il pubblico ministero, di predisporre il Piano per incrementare la disponibilità di terapie intensive. Salvo presentare al ministero, fuori tempo, un progetto “inqualificabile”: creare nell’ospedale Vietri “una sorta di lazzaretto”, con la sola apertura di un reparto di terapia intensiva e sub intensiva “nella totale assenza dei più elementari presupposti di scienza medica e disciplina di organizzazione sanitaria”. Per il “lazzaretto” ha chiesto 10 anestesisti/rianimatori quando – hanno rilevato i carabinieri del Nas durante le ispezioni – nei tre ospedali regionali si registra una gravissima carenza di specialisti.

Nelle carte dell’indagine è ricostruita anche la riunione del primo ottobre 2020 tra Giustini e i rappresentanti del governo. Si parlava dello stato della sanità molisana e di gestione del contagio. “La struttura commissariale non dimostra conoscenza delle rilevazioni da effettuare sul modello di stato patrimoniale”, riporta il verbale della riunione. Che viene sospesa per manifesta incapacità. “Non c’erano le condizioni per una sua proficua continuazione data l’inadeguatezza della preparazione della struttura commissariale. I rappresentanti dei ministeri fanno presente che di tale situazione sarà data opportuna informativa ai ministri competenti”.

Le accuse penali rivolte dal procuratore di Campobasso all’ex generale Giustini andranno provate in Tribunale. La criticità della situazione odierna del Molise, invece, è sotto gli occhi di tutti. Così come sono documentati i numerosi richiami del ministero della Salute. Rimane dunque una domanda. C’era bisogno di aspettare le dimissioni?>>

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