di Pietro Tonti

Il Rapporto Banca d’Italia sull’ Economia della nostra piccola regione ha sortito oggi un effetto mediatico stucchevole. I colleghi della Rai regionale, con toni trionfalistici hanno annunciato nel Tg che finalmente il Molise è in crescita, le famiglie spendono, le industrie esportano, il lavoro è aumentato: siamo ricchi?

Dai dati letti in maniera più realistica, bisogna dire che nel 2016 la crescita dell’attività economica in Molise è proseguita, seppure attenuandosi rispetto all’anno precedente, in poche parole: siamo con l’acqua alla gola, ma ottimisticamente ci tocca pensare che il livello del liquido non debba aumentare per soffocarci.

La produzione industriale è ancora aumentata, sostenuta dai tradizionali settori di specializzazione regionale (alimentare “La Molisana”), chimica “Unilever”, automotive “FCA” che hanno recuperato del tutto o in parte i livelli pre-crisi in termini di fatturato ed esportazioni, per il resto tabula rasa, nell’industria dell’abbigliamento permangono, sempre con diplomatico ottimismo: difficoltà strutturali.

Il debole aumento dei consumi delle famiglie molisane e il ridotto afflusso di turisti hanno frenato la crescita del commercio e del turismo; in quest’ultimo comparto, tuttavia, (ritorna l’ottimismo statistico) si registrano iniziative locali volte a favorire la collaborazione e l’integrazione fra imprese per rafforzare l’offerta ricettiva. In questo caso se si parla di integrazione è l’avvento dei profughi come ricchezza ambigua?

 L’attività del settore delle costruzioni stenta a riavviarsi (e qui anche il sondaggio più fiducioso, si lascia andare alla profonda desolazione): alla ripresa degli investimenti in opere pubbliche si contrappone la persistente debolezza dell’edilizia residenziale, che riflette l’ammontare ancora elevato degli immobili invenduti a fronte di una maggiore vivacità della domanda. In termini meno forbiti: una catastrofe!

L’accumulazione di capitale si è indebolita, (anche in questa voce il clima di fiducia crolla miseramente) in parte condizionata dal rinvio dei programmi di investimento, in presenza di incentivi pubblici regionali per la riqualificazione industriale ancora da definire. Poi si ritorna ottimisti, contando sulle previsioni che come tali devono essere prese con le pinze. Le previsioni formulate dagli imprenditori indicano, per quest’anno, una ripresa dell’attività di accumulazione. La lunga recessione dell’economia ha comportato, anche nel 2016, l’uscita dal mercato delle imprese più fragili. In questo caso c’è da chiedersi chi sono le imprese meno fragili, escludendo le multinazionali citate chi rimane a fare economia nella regione della logistica dei trasporti da terzo mondo e infrastrutture antidiluviane?

Il mercato del lavoro

Le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate, (ottimismo all’apice in questo contesto, pur non citando chi realmente è rimasto in questa regione, progressivamente svuotata di menti e di giovani fuggiti all’estero per lavoro, chi rimane si deve accontentare di salari bassissimi) beneficiando della crescita, (che nessuno ha avuto la percezione che ci sia) pur moderata, dei livelli produttivi. L’occupazione è aumentata soprattutto per le donne, i giovani e il lavoro autonomo. Il ricorso alle ore di Cassa integrazione guadagni si è ridotto significativamente, continuando a interessare prevalentemente quei comparti industriali ancora alle prese con difficoltà strutturali. Si, le ore si sono ridotte in quanto le aziende che ne avevano diritto sono tutte fallite, non vi è rimasta più nessuna azienda che possa richiedere la Cassa Integrazione. Per il secondo anno consecutivo la riduzione della disoccupazione ha riguardato anche i più giovani che con la crisi hanno sperimentato maggiori difficoltà a trovare lavoro anche in caso di perdita di un precedente impiego. Vorremmo appurare quali sono le aziende molisane che assumono, faremmo tornare tanti giovani che a malincuore sono stati costretti ad allontanarsi dalla loro terra per necessità.

 Le famiglie

“Il buon andamento del mercato del lavoro si è riflesso sulla situazione economica delle famiglie.”

Un’affermazione di cui siamo convinti pochi si siano accorti. Ci risulta che la povertà è sempre in aumento nel Molise e le Caritas Diocesane, non riescono a contenere gli aiuti agli indigenti. Un’affermazione che potrebbe riguardare Las Vegas, ma il Molise no, pur volendo essere estremamente fiduciosi nel futuro.

L’indebitamento delle famiglie, ancorché contenuto rispetto alla media nazionale, ha continuato a crescere riflettendo l’aumento della spesa per beni durevoli e condizioni di accesso al credito più distese. Sono aumentati anche i nuovi mutui per l’acquisto dell’abitazione, favoriti da condizioni d’offerta più accomodanti e, in particolare, dal calo dei tassi di interesse su livelli assai contenuti. Non si riescono a comprendere invece, con questi dati confortanti, le lamentele delle agenzie immobiliari in tutta la regione che non riescono più a vendere immobili, nonostante il costo al metro quadro è al minimo storico in regione e soprattutto su Isernia città.

Il mercato del credito

Il processo di riorganizzazione della rete distributiva delle banche è proseguito: alla riduzione degli sportelli, soprattutto nei piccoli comuni, si è associata una crescente diffusione dei canali di accesso a distanza ai servizi bancari, ormai intensamente utilizzati. Il credito bancario all’economia è tornato a diminuire, dopo i segnali di stabilizzazione dei primi mesi dell’anno, risentendo della debolezza della domanda di prestiti delle imprese, soprattutto nella componente destinata agli investimenti. La qualità del credito è migliorata.?

La qualità del credito è migliorata per le banche, certamente non per le imprese che non riescono ad accedervi. Provate a recarvi in banca con una nuova attività, non contano le garanzie, ci vuole il reddito di impresa. Un’azienda appena aperta deve attendere due anni per avere, qualora vi riuscisse un reddito per accedere ad uno scoperto di conto corrente. Se non avete il papà che sborsa o i nonni, lasciate perdere, il credito è una chimera!

La finanza pubblica

Negli ultimi anni la spesa corrente delle Amministrazioni locali molisane è cresciuta in misura limitata, anche grazie alle politiche di contenimento delle erogazioni per il personale e nel comparto della sanità.

Parole dolci, soavi, delicate per dire: i comuni non hanno più denaro da spendere, nemmeno per le festicciole e le sagre di poche centinaia di euro. Poi la pilloletta indorata per la digestione del debito sanitario: Nel 2016, in quest’ultimo settore, le azioni attuate dalla gestione commissariale per rispettare gli impegni presi con il piano di rientro del marzo 2007 hanno consentito una riduzione delle aliquote dei tributi regionali, che negli anni passati erano state innalzate al di sopra dell’ordinario livello massimo. Anche in questo caso chi se ne sta rendendo conto? Famiglie sempre più indebitate che non arrivano al 15 del mese per le esose bollette e oneri comunali da sopportare: pochi pagano!

Il ricorso alla leva fiscale rimane, tuttavia, ancora ampio per il complesso delle Amministrazioni locali. In un’ottica di razionalizzazione della spesa e di miglioramento della qualità dei servizi, l’Amministrazione regionale ha promosso la gestione in forma associata delle funzioni fondamentali dei piccoli comuni, che, negli ultimi anni, rispetto alle altre regioni a statuto ordinario, a fronte di una spesa contenuta hanno avuto una peggiore performance per il livello dei servizi offerti. Non si poteva non affermarlo, paghiamo, paghiamo, ma il cittadino in termini di servizi cosa riceve? Nulla.

Ebbene in sintesi, ringraziamo chi ha utilizzato tutte le migliori risorse linguistiche per mitigare il disastro economico del Molise. L’esposizione puntuale, interpretata e scritta in forma estremamente tesa all’esaltazione dei lati migliori di una realtà che tutti i cittadini molisani vivono quotidianamente e conoscono bene, nonostante – siamo convinti – nessuno di essi ha avuto la percezione di quel 0,4 % di aumento del prodotto interno lordo. Data la peculiare assenza di reddito di circa un terzo dei molisani e la necessità di fare i conti della serva per fare la spesa quotidiana, quale influenza potrebbe avere quella cifretta in rialzo prossima ai numeri relativi? Qual’è la verità?

Alle banche poco interessa la situazione reale di questa regione: i loro conti sono in ordine!

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