Il dieci dicembre 2018 si è svolto l’incontro governo/sindacati. Un noto detto popolare recita: “meglio tardi che mai”. E così, dopo un semestre di totale caos politico/istituzionale, il Presidente Conte convoca, finalmente, i rappresentanti dei lavoratori. La questione del ritardo e quindi di metodo è ancora da verificare. C’è da capire, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, se il governo cosiddetto gialloverde ha intenzione di interloquire sui grandi temi con i sindacati e con le parti sociali oltre ad annunciare provvedimenti sparsi qua e la che spesso non vedono nemmeno la convergenza di intenti dei firmatari dell’originale e anomalo contratto di governo: Cinque Stelle e Lega.

Per quanto concerne il merito, invece, oltre ai soliti annunci, è trapelato poco di sostanziale dall’incontro dello scorso 10 dicembre tra governo e sindacato in materia di lavoro, grandi investimenti, contrasto alla povertà, politiche di inclusione e politiche industriali. Poco è dato sapere anche sui cavalli di battaglia lanciati dal duo Di Maio/Salvini nell’ormai lontana campagna elettorale: pensioni e reddito di cittadinanza. Valuteremo, anche in questo caso, la valenza e i risvolti delle proposte definitive. Sembra comunque delinearsi una manovra di governo che, nella discussione al Senato, assumerà caratteri diversi da quelli approvati alla camera.

In ambito Regionale, invece, il grido lavoro, lavoro, lavoro lanciato nei diversi proclami pre elettorali e nelle linee programmatiche dell’attuale maggioranza, sembra rimbalzare dal Matese ai Monti del Venafrano tornando indietro come un eco stonato che recita dove sta??? Dove sta??? Dove sta??? Le parti sindacali, in una regione in calo occupazionale e demografico drammatico e che rischia di diventare irreversibile, sono ancora in attesa dell’istituzione di un tavolo permanente e magari di regole certe per la composizione di un partenariato che dia vita a una concertazione regionale sulle grandi vertenze e sulla programmazione dei diversi interventi.

I risicati incontri, finora, oltre a essere limitati alla discussione sulla possibilità proroga in emergenza degli ammortizzatori sociali da destinare a una parte dei lavoratori interessati, si sono ridotti a mere comunicazioni sulle intenzioni di governo. Le problematiche relative ad Area di crisi complessa, area di crisi semplice e ZES, invece, avrebbero bisogno di un confronto costante con sindacati e partenariato. Sarebbe fondamentale la necessità di una discussione ampia e seria in materia di investimenti e di politiche attive. Ci vorrebbe la condivisione di regole certe che, dopo la quantificazione certa delle risorse disponibili, riguardino ogni centesimo di denaro pubblico speso. Regole che inducano anche imprese e investitori a comportamenti virtuosi come quelli dettati dalla forse dimenticata proposta del codice degli appalti che giace nei cassetti regionali ormai da troppo tempo.

Alle emergenze occupazionali si aggiungono quelle sociali che richiamerebbero, ancora una volta, la necessità di un confronto per non ripercorrere gli errori del passato: terminato il balletto della nomina per il Commissariamento della Sanità ora sarebbe il tempo di provare a condividere quali politica attuare per rafforzare il sistema di Sanità pubblica in un modello integrato virtuoso che guardi all’utenza e non agli interessi dei singoli, per garantire il diritto universale alla salute e per contrastare le pulsioni di autonomia differenziata che minano alla base anche il concetto di scuola pubblica e di diritto allo studio nei diversi territori.

C’è la necessita di discutere di un piano serio delle infrastrutture e della rete dei trasporti che, non si capisce bene con quali intenzioni, negli ultimi anni, ha visto proporre idee abbastanza suggestive che vanno, con apprezzabile dose di creatività, dalla metropolitana più o meno leggera all’aereoporto, trascurando il “piccolo” particolare che la rete viaria molisana è massacrata da un’incuria atavica e da insistenti dissesti idrogeologici. A questo punto, forse, sarebbe meglio prevedere almeno tre aereoporti per collegare tra loro il basso Molise, il capoluogo e la zona dell’isernino: almeno, in volo, le buche non si dovrebbero sentire e le frane non dovrebbero ostacolare il percorso.

E’ appena il caso di ricordare che la messa in sicurezza del patrimonio urbanistico (compreso quello edilizio pubblico e scolastico) e del territorio, magari con un piano straordinario di prevenzione sismica e con una seria programmazione delle opere indispensabili, permetterebbe anche una riapertura dei cantieri e il rilancio di un altro settore massacrato dalla crisi: quello dell’edilizia. Ci sarebbe la necessità di una discussione seria sul tema delle aree interne e su come preservarne e valorizzarne le peculiarità che sicuramente non passa semplicemente per il rinnovato annuncio del turismo diffuso non strutturato.

Tanti sono i temi da porre in discussione e la CGIL del Molise, in più di una occasione, ha proposto argomenti concreti ed elaborazioni partecipate anche da una moltitudine di soggetti esterni al sindacato per promuovere il rilancio del nostro territorio. Ma la Regione ancora non chiama e se non chiama in tempi brevi saremo noi a chiamare a raccolta cittadine e cittadini, precari, disoccupati, cassintegrati e lavoratori chiedendo a loro l’unità necessaria per dare forza e gambe alle proposte che non vadano ad accontentare gli interessi di pochi ma che siano rivolte a un rilancio concreto del nostro Molise fondato sul lavoro, sulla qualità e la dignità del lavoro stesso e sul decoro della vita delle persone.

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