A metterci in imbarazzo e a farci provar vergogna sono i problemi e le beghe giudiziarie del governatore di questa regione.
Lei è stato condannato, presidente, e anche se si tratta di un giudizio in primo grado, parliamo, pur sempre, di una condanna. Non solo – ha continuato il consigliere Di Pietro – lei è anche indagato in numerosi altri procedimenti.
Se lei venisse fermato ad un posto di blocco della Polizia, dagli accertamenti di routine, salterebbe subito fuori la sua condanna. E se fossi io quel poliziotto, per motivi di sicurezza, procederei con una bella perquisizione. Capirà da solo che non è una cosa bella avere una condanna che pende sulla testa, soprattutto quando si è alla guida di una Regione.
Ora, di fronte all’evidenza e alla gravità dei fatti, credo sia doveroso da parte sua fare un passo indietro.
Dico questo anche alla luce di ciò che sta accadendo a livello nazionale. Dobbiamo prendere lezioni di moralità da Renzo Bossi, detto il Trota, che pur non essendo indagato si è dimesso dal Consiglio regionale?
Per quale motivo, mentre nel resto d’Italia assistiamo ad una incessante richiesta di dimissioni per chiunque venga coinvolto, a vario titolo, in indagini della magistratura, noi molisani dovremmo tollerare il fatto di avere un presidente di giunta condannato ad un anno e sei mesi in abuso d’ufficio, con interdizione dai pubblici uffici per fatti legati al suo ruolo politico?
Le chiedo di dimettersi, presidente, ma se non vorrà farlo – ha annunciato impetuoso Cristiano Di Pietro– stia pur sicuro che continueremo a portare avanti, fino allo stremo delle forze, la battaglia già avviata in parlamento per i suoi incarichi commissariali. Scenderemo nelle piazza e faremo ogni cosa in nostro potere per liberare il Molise.
Parlar male di Michele Iorio – ha concluso Di Pietro – non è parlar male del Molise c’è, infatti, da provar più vergogna per chi ci rappresenta che per coloro che raccontano di questa regione e dei suoi guai. Infine, c’è chi da Ministro, per un avviso di garanzia, si è dimesso e chi, da presidente, con una condanna in primo grado, fa finta di nulla e resta ancorato alla poltrona. è in questa dinamica che risiede una grossa differenza di statura morale”.