E tra le tante parole scritte arriva anche una concreta offerta di solidarietà:
Io non posso fare nulla in campo lavorativo e se potessi lo farei ma posso
inviare un aiuto di 300€ se necessitano a questo signore, per far mangiare un poco (ma poco) i propri figli. Sono amareggiato da questa situazione e anche
io, come piccolo artigiano, sto vivendo la crisi come posso.
Un abbraccio sincero a questo padre di famiglia.
grazie, saluti
LA LETTERA:
Caro Direttore,
sono un imprenditore fermo da tre anni con tre figli.
Su questo non aggiungo altro perché spiegare e far capire che cosa passa un padre di famiglia che per tre anni vive la sua quotidianità non potendola garantire… (papà mi serve un quaderno, papà non c’è latte, papà’ hanno staccato il gas).
Chiedere aiuti è diventato ulteriore dignita’ persa. Vorrei lavorare per un progetto che può salvare la mia famiglia, ma servono 20.000 euro che nessuno è riuscito a darmi. Ho inviato a tutte le e-mail della Regione Puglia per chiedere la possibilità di aprire una associazione per aiutare noi imprenditori ad andare avanti e non MORIRE nel modo in cui tanti colleghi fanno…nessuno mi ha risposto anche per dire non è possibile.
Perché le scrivo? Lei ha dimostrato di essere sensibile a questo argomento, forse è padre come noi, e penso che da una parte di Italia qualcuno per un momento capisca le mie parole.
Grazie per aver letto uno sfogo di uno dei tanti…..NESSUNO.
Cordiali saluti.
Giuseppe I.