La Garante dei Diritti della Persona scrive ai vertici di Regione e Asrem per sollecitare un intervento, partendo dalle categorie più a rischio non ancora vaccinate.

“In questo momento il Molise si trova a fronteggiare una situazione di estrema difficoltà sul fronte della gestione dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19 – afferma la Garante regionale dei Diritti della Persona – La presenza sul territorio della cosiddetta variante inglese del virus ha causato una forte ed improvvisa impennata nei contagi. Accompagnata, purtroppo, ad un deciso incremento del numero dei decessi.

Tutto ciò si è tradotto nella sofferenza delle strutture ospedaliere, in primis del Cardarelli – ad oggi centro Covid regionale – che è giunto alla saturazione dei posti letto di terapia intensiva.

In questo scenario critico appare più che mai necessario accelerare l’iter per la campagna vaccinale. Quindi prevedere un’azione d’urto per assicurare la somministrazione dei vaccini al maggior numero possibile di cittadini, partendo naturalmente dalle categorie considerate più a rischio fino ad arrivare alla completa copertura della popolazione regionale”.

Per questo motivo Leontina Lanciano ha rivolto uno specifico appello, tramite lettera, ai vertici Asrem preposti e al presidente della Regione Donato Toma per sollecitare un intervento urgente circa le fasce maggiormente esposte al rischio di contagio e non ancora vaccinate.

Nello specifico la richiesta dell’organismo regionale ha riguardato le persone diversamente abili e il personale che opera nelle relative strutture di assistenza e nei centri servizi; gli anziani non autosufficienti (per i quali andrebbe prevista la somministrazione a domicilio); il personale che presta servizio nelle case circondariali e i detenuti; gli operatori che lavorano nei centri di accoglienza per minori; le categorie professionali che operano a diretto contatto un numero elevato di utenti e in ambienti o condizioni in cui è più agevole la circolazione del virus.

Quanto ai penitenziari, va sottolineato come le condizioni di sovraffollamento in cui alcune strutture versano impedisca di fatto un’osservanza corretta delle misure di distanziamento previste.

Per i centri di assistenza per persone diversamente abili e per i centri di accoglienza per minori, invece, la tipologia stessa delle prestazioni e dei servizi erogati espone chi vi opera ad accresciute possibilità di entrare in contatto con il Covid-19.

Relativamente gli ordini professionali, infine, la necessità di completare il percorso della pratica vaccinale si impone oltre che per questioni squisitamente di prevenzione – che sono comunque da intendersi prevalenti – anche per evitare che possano crearsi disparità di trattamento con altre categorie a pari rischio che sono già state sottoposte a vaccinazione.

“La speranza – commenta la Garante – è che si possa concludere quanto prima l’iter relativo ai soggetti più fragili, in modo da poter procedere con tempestività alla somministrazione dei vaccini a tutta la cittadinanza. L’obiettivo, ovviamente, è quello di ridurre il più possibile i tempi sia per raggiungere la tanto auspicata immunità di gregge, sia per ridurre la pressione sugli ospedali”.

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