Secondo il tribunale civile di Campobasso la modifica della legge elettorale ha avuto effetto retroattivo.

E’ la prima bocciatura di quella che si prevede sarà l’esito negativo per i ricorsi di tutti i consiglieri regionale che a distanza di un anno sono stati estromessi dal Consiglio regionale per via di una modifica alla legge elettorale applicata poi in legislatura in corso.

Il tribunale civile di Campobasso ha respinto il ricorso presentato dalla consigliera supplente di Orgoglio Molise Paola Matteo rappresentata dagli avvocati Pino Ruta, Margherita Zezza e Massimo Romano.

Il consiglio composto dai giudici Rosa Napolitano e Simona di Rauso con presidente Enrico Di Dedda ha anche condannato “Paola Matteo a rimborsare Cotugno Vincenzo – l’assessore rientrato nei panni anche di consigliere regionale per via della modifica – le spese legali – gli avvocati di Cotugno erano per l’occasione Salvatore Di Pardo e Andrea Latessa –  ivi incluse quella della fase cautelare, liquidate in complessivi 4.151,00 euro per compensi, oltre al rimborso spese forfettarie nella misura del 15%, IVA e CPA come per legge”.

La storia risale ad aprile 2020 quando, durante l’approvazione della legge di Stabilità, la Giunta regionale presenta un articolo per modificare le legge elettorale in base alla quale si erano tenute le elezioni regionale nel 2018. E cosa succede? Eliminano la figura dei consiglieri supplenti ossia i primi non eletti che entravano a ricoprire il ruolo di consigliere regionale nel caso gli eletti effettivi venivano nominato assessori. Per far passare quella modifica, Toma revoca gli assessori Cotugno, Niro, Cavaliere, Di Baggio e Mazzuto e nomina unico assessore tuttofare Maurizio Tiberio. Gli assessori, tornati ad essere semplici consiglieri regionali, hanno potuto votare le proposte di legge presentate in Consiglio regionale acquistando il posto che dal 2018 fino a quel momento era stato ricoperto dai loro supplenti: Paola Matteo per Orgoglio Molise (supplente di Cotugno), Antonio Tedeschi per Popolari per l’Italia (supplente di Vincenzo Niro), Massimiliano Scarabeo per Forza Italia (supplente di Nicola Cavaliere) e Nico Romagnuolo sempre per Forza Italia (supplente di Roberto Di Baggio). Una volta approvata la legge, Toma ha atteso che la legge di stabilità entrasse in vigore e ha rinominato gli stessi assessori che da allora rivestono anche il ruolo di consiglieri regionali evitando così di essere sostituiti dalle surroghe. Per l’occasione Toma rinnovò la Giunta regionale promuovendo Quintino Pallante assessore scongiurando così l’ingresso in Consiglio del primo dei non eletti in FDI, il coordinatore regionale Filoteo Di Sandro.

I giudici di Campobasso hanno sposato a pieno la tesi della Giunta regionale che riassunto in breve, afferma: siccome la legge modificata dice che entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione, siccome Toma ha rinominato la Giunta dopo l’entrata in vigore della legge di stabilità contenente la modifica alla legge elettorale, l’eliminazione della surroga non ha avuto effetto retroattivo. Di conseguenza, secondo i giudici del tribunale di Campobasso, se si partecipa alle elezioni seguendo una legge elettorale e poi, durante la consiliatura, questa viene cambiata, le modiche apportano possono essere applicate alla consiliatura in corso. Si presuppone che la teoria applicata alla posizione di Paola Matteo, sarà la stessa che si seguirà per gli altri ricorrenti Tedeschi e Di Sandro, rappresentati dagli stessi legali della Matteo, e Scarabeo rappresentato da Vincenzo Iacovino.

Con questa sentenza del tribunale di Campobasso i giudici sanciscono, definitivamente, la fine della certezza delle leggi perché qualunque istituzione, modificando una legge in base al proprio piacimento, potrà cambiare la presenza di alcuni eletti all’interno della stessa istituzione. Elezione avvenuta con norme diverse.

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