Il Presidente del Tribunale di Isernia ha rivelato un intervento del CSM atto a rimuovere un rischio di prescrizione del processo sulla bancarotta dell’ITTIERRE, e, nelle cronache locali, si è fatto riferimento anche a segnalazioni del PCL Molise presso il suddetto CSM nonché alla Procura di Bari.

Si premette che, a fronte di questa gigantesca bancarotta plurimilionaria, l’aspetto centrale del nostro intervento rimane sul piano politico e sociale: indipendentemente dall’esito giudiziario che sarà la magistratura a stabilire, sin dalle prime ristrutturazioni rivendicammo pubblicamente una serie di provvedimenti anticapitalistici per fermare i licenziamenti: la nazionalizzazione dell’ITTIERRE, senza alcun indennizzo per i padroni (esproprio pubblico a costo zero), con apertura dei libri contabili ed elaborazione di un nuovo piano industriale basato sulla revoca immediata dei licenziamenti, sul recupero del denaro e del patrimonio nei confronti personali dei padroni che avevano gestito l’azienda, tanto più a fronte degli ingenti fondi pubblici di cui il gruppo padronale aveva fruito da tanti anni.
Tutto sotto il controllo delle maestranze.

Le nostre modestissime forze, il clima di generale arretramento delle lotte dei lavoratori, caratterizzato nel caso di specie dalla mera ricerca di nuovi padroni, non consentirono di aprire una strada verso questa prospettiva. Sennonché “a latere” siamo stati chiamati ad affrontare anche un aspetto tecnico-legale, per cui sottoponemmo al vaglio della Procura di Bari e al CSM diverse questioni circa l’operato di alcuni PM e giudici di Isernia (si precisa: non verso l’operato del Presidente Di Giacomo).

Mentre per il crack Parmalat (ben più complesso) i tempi processuali furono celeri, per questa vicenda essi procedevano lentamente, così mortificando anche le possibili rivendicazioni legali dei lavoratori sul patrimonio dei padroni: già 5 anni dal 2009 per arrivare al processo, poi l’iter che sappiamo, sino alle paventate sostituzioni di giudici con rischio di azzeramento della procedura; e da ultimo la infondata condanna di un noto giornalista locale ad opera di un Giudice di Isernia – poi annullata per assoluta insussistenza dalla Corte di Appello di Campobasso- che poteva inficiarne la fondamentale testimonianza, proprio con riferimento al processo della bancarotta ITTIERRE.

In aggiunta chiedemmo di valutare talune incompatibilità ambientali e personali da parte di alcuni PM di Isernia e dunque la liceità della loro condotta. Rivendicazioni sociali e attività di difesa legale svolte dal Pcl Molise, da cui la classe lavoratrice locale ben può trarre le conseguenti conclusioni sulla natura di classe dello stato capitalista e della sua giustizia.

E dunque sulla necessità di costruire un governo dei lavoratori, unico in grado di rovesciare il sistema dominante ormai fallito, che consegna le grandi leve della ricchezza, anche in loco, nelle mani di ristrette cricche capitalistiche, le cui vittime sono solo e sempre i lavoratori, come nel caso delle maestranze dell’ex IITTIERRE: padroni e manager che si arricchiscono mentre la fabbrica si svuota.

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