I virtuosismi tattici di due parlamentari in carica hanno aiutato ad aprire una nuova fase politica nel centro-sinistra regionale con la strutturazione di un Quarto Polo che si pone in alternativa all’asse tra PD renziano, il gruppo di Alfano ed una costola di Forza Italia. Un terzo parlamentare del PD ha preso le distanze dalla maggioranza del partito, nel mentre tre ex-parlamentari del centro-sinistra hanno promosso un nuovo movimento dal basso che spinge per girare pagina.

Anche Antonio Di Pietro ha posto il problema di un diverso assetto del centro-sinistra in Molise ponendosi a disposizione per una candidatura alla Presidenza della Regione a conferma di una fibrillazione generale che ha visto chiudere già da metà legislatura l’esperienza di governo nata nel 2013. Sull’altro versante se Musumeci vincerà in Sicilia spronerà il centrodestra a ricompattarsi per le prossime elezioni politiche nazionali che si terranno insieme alle regionali di Lazio e Molise.

La posta in gioco è talmente alta che sarà sempre più difficile preservare i tre tronconi in cui si suddivide la destra molisana quale elemento dirimente per la riconferma dell’attuale maggioranza regionale. Il Movimento 5 Stelle sarà la vera sorpresa delle prossime elezioni, e se saprà evitare trappole, divisioni e delusioni, potrà coagulare sia il dissenso verso chi ha governato che la voglia di cambiare, innovare e ringiovanire il quadro politico molisano. L’autunno sarà turbolento, non mancheranno i colpi di scena e non sarà semplice inseguire un tatticismo esasperato ammantato da prese di posizione lontanissime dal divenire quotidiano degli assilli di un Molise che arretra, annaspa ed emigra coi suoi giovani migliori.

Sul piano personale ho evidenziato da due anni il mutamento del progetto politico avviato nel 2013 col venir meno degli impegni programmatici assunti unitariamente dalle nove formazioni dell’ex-maggioranza. Quel Programma è stato disatteso su aspetti rilevanti tanto è vero che gran parte dei partiti e dei movimenti che lo sottoscrissero hanno preso le distanze dal nuovo aggregato che ha sostituito la maggioranza uscita dalle urne.

E’ indubbio che in un territorio fragile e di ridotte dimensioni la gestione del potere è una leva formidabile per autoperpetuare sé stessi nella stanza dei bottoni, ma anche in tale eventualità che non auspico il Molise si ritroverebbe privo di un progetto politico credibile, di una proposta amministrativa all’altezza delle sfide imposte dalla globalizzazione e di una classe dirigente capace di essere umile, di saper ascoltare e unire il territorio per vincere la sfida del futuro.

Ma ciò che mi preme sottolineare in termini più generali per quel che riguarda il Quarto Polo o la Terza Via, è l’obbligatorietà di passare dai virtuosismi tattici alla stesura di un Programma di centrosinistra chiaro con scelte politiche coerenti rispetto al quadro politico nazionale.

Il PD ha mutato i propri tratti identitari e da partito popolare e del lavoro, si è trasformato nel partito dei quartieri alti, della borghesia conservatrice e delle lobby bancarie, finanziarie e multinazionali che pur di incrementare i propri profitti impongono politiche di austerità, tagli al welfare-state, e precarizzazione del lavoro.

Se si è convinti della bontà di tali posizioni meglio stare nel PD e allearsi con Alfano e Berlusconi. Se al contrario si vuole essere alternativi a tali politiche non c’è tatticismo che tenga, bisogna scegliere in modo nitido che si sta altrove perché si ha un’altra visione della società.

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