Ritardi sulla cassa integrazione e lavoratori senza reddito da mesi. I risparmi sono finiti e l’unica soluzione per tirare avanti è rivolgersi ai compro oro o ai familiari. Padri e madri di famiglia costretti a vedere i preziosi regalati ai figli in occasioni speciali. La colpa è dell’Inps, delle Regioni, del Governo, delle Imprese che non anticipano: uno scaricabarile vergognoso!

Ai lavoratori non interessa sapere chi è il responsabile, vogliono solo quello che gli è stato garantito e promesso dalla Stato. Il governo aveva assicurato che dal 18 giugno per i pagamenti diretti di tutti gli strumenti di cassa integrazione sarebbe scatta la procedura accelerata. Il decreto Rilancio prevedeva l’anticipazione da parte dell’Inps del 40% delle ore autorizzate nell’intero periodo entro 15 giorni dal ricevimento delle domande da parte del datore di lavoro. Oggi è iniziato il mese di luglio, ma per tanti lavoratori è cambiato ben poco, il pagamento della cassa continua a procedere a passo di tartaruga.

La Circolare INPS n.78 del 27 giugno ricorda ai datori di lavoro le regole e soprattutto le scadenze per poter fruire delle nuove agevolazioni previste dal Decreto Rilancio in materia di cassa integrazione con causale Covid. In particolare, l’Istituto di previdenza ricorda che, per fare domanda di nuovi periodi di cig iniziati prima del 18 giugno 2020, è necessario inoltrare la domanda entro il 3 luglio se si vuole beneficiare dell’anticipo del 40% del trattamento spettante ai lavoratori, erogato subito dall’INPS e poi conguagliato ai datori di lavoro.

Nel frattempo il ministro dell’Economia Gualtieri annuncia che si andarà aventi con la cassa integrazione fino a dicembre, così come lo stop ai licenziamenti. Bene proteggere i lavoratori, ma se si continua a ritardare i pagamenti, come sta accadendo ora, la bomba sociale è pronta ad esplodere. Tante le mail arrivate in redazione di persone che lamentano ancora ritardi nei pagamenti della cassa.

In una mail in particolare, c’è stato segnalato un pagamento di cassa integrazione a dir poco anomalo – ci auguriamo che si tratti di un mero errore dell’Inps – con riferimento al mese di maggio. Un lavoratore, come vi mostriamo dall’immagine allegata, il giorno 24 giugno 2020, si è visto accreditare sul conto corrente la ridicola cifra di 17,23 euro. Un padre di famiglia non merita di essere preso in giro in questo modo stucchevole.

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