E stavolta, senza voler semplicisticamente attribuire responsabilità (che ovviamente vi sono a più parti!), affermiamo convinti che da parte di quanti al “comando”ci saremmo aspettati una vera riorganizzazione, riqualificazione e rafforzamento del sistema sanitario regionale.

Utilizzando le risorse risparmiate con la chiusura degli ospedali minori, ci attendevamo un potenziamento della medicina sul territorio, piuttosto che un utilizzo perlopiù rivolto alla spesa corrente. Invece si è continuato a parlare sempre e soltanto delle continue contrapposizioni tra Pubblico e privato accreditato, tra regione e commissari alla sanità, tra campanilismi ospedalocentrici e territori sempre più privati di servizi essenziali. Insomma una permanente e disperata lotta ad accaparrarsi una collocazione di prima fila per assistere alla morte della già moribonda sanità molisana!

Vorrei portare all’attenzione un esempio concreto, recente di appena qualche giorno, sullo stato attuale delle cose che riguarda la scarsa e ingiustificata non-valorizzazione della camera Iperbarica di Larino. Una vera e propria eccellenza che non si riesce a far funzionare per mancanza di personale… anche semplicemente reperibile!

Alcune notti fa, difatti, si è stati costretti a trasferire dal Molise alla Campania due persone intossicate da monossido di carbonio. E pensare che ci siamo solo noi a Larino, da Ancona a Bari, a disporre di questa apparecchiatura salvavita e che la stessa è utile nella cura di diverse patologie, oltre a quelle più note.

Insomma, un piccolo gioiello tutto nostro, acquistato all’epoca con ingenti risorse stanziate dal CIPE per costruire un nuovo centro iperbarico, ma che viene usato soltanto in alcuni orari, quando basterebbe almeno la reperibilità di personale addetto per tenerlo a regime. E immaginiamo che questi e altri casi, si aggiungono alla già fortissima mobilità passiva che interessa il Molise, specialmente costiero.

Prosegue la sindacalista “Non sarebbe meglio limitare la mobilità che è un dato negativo in crescita piuttosto che pensare di tagliare sulla sanità che fa ancora mobilità attiva? Per evitare un circolo vizioso di tagli per recuperare le perdite, siamo ancora convinti che la vera riforma, non è solo l’ospedale unico, ma è un sistema a rete unica che ponga al centro la presa in carico del cittadino in tutte le fasi della vita, per garantire prima la salute e poi la cura, limitando la mobilità passiva, implementando la medicina sul territorio con una nuova rete integrata di teleassistenza sanitaria, spostando strutture e servizi dall’ospedale al territorio.

Almeno una buona notizia è arrivata il 31 dicembre dal Ministro per la Salute, con il via libera ai fondi accessori (RIA) e nuovi percorsi di stabilizzazione per i ricercatori degli Irccs e degli Izs. Ora queste economie potranno essere utilizzate per stabilizzare medici, veterinari, e personale delle professioni sanitarie.

Chiediamo, comunque, un nuovo metodo di “visione e governo” unitari e coordinati, fondati sulla cooperazione-integrazione e sulla comunicazione-interscambio di conoscenze, di competenze, di dati, di documentazioni e valori scientifici.

Il nostro interesse come UIL, conclude Boccardo, resta in assoluto la garanzia dei livelli di assistenza di qualità e salvaguardia dei livelli occupazionali, attraverso un’adeguata offerta sanitaria pubblica e accreditata, in un contesto come quello della sanità molisana dove la sanità è stata fortemente ridimensionata e ridotta all’osso. Speriamo che tra nuovi gruppi parlamentari, nuovi assessori e strategie elettorali, qualcuno se ne ricordi in tempo.

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