Fuori “Aquila” dentro “Poliziotto Notturno”. L’azienda di Benevento ha vinto inaspettatamente la gara di appalto messa in campo dal Consiglio regionale per la vigilanza armata nella sede di via IV Novembre. Nonostante il capitolato di appalto in cui si inseriva la clausola sociale ni base alla quale la società subentrante, con passaggio “diretto e immediato”, si impegnava a riassorbire i vigili che già sedevano in guardiola. I quattro vigilantes molisani in servizio sono stati prima messi in ferie e poi licenziati, con una raccomandata, dall’istituto “Aquila” che, secondo indiscrezioni, avrebbe contattato la società vincitrice chiedendo di adempiere ai doveri sottoscritti nei confronti dei lavoratori. Eppure la società “Poliziotto Notturno” non avrebbe mai risposto alle comunicazioni. La Regione Molise, tramite il presidente del Consiglio Micone e la dirigenza, non interviene come ente appaltante per garantire il rispetto delle regole. Gianluca, Paolo, Michele e Luigi sono i nomi dei quattro vigilantes che questa mattina sono stati convocati in Prefettura per cercare di fare chiarezza sulla loro posizione lavorativa, non avendo ricevuto alcuna comunicazione neppure riguardante l’esito della gara. Nulla, se non il licenziamento in tronco in un periodo in cui i licenziamenti sono bloccati a causa del Covid.

Questa mattina al Palazzo del Governo a Campobasso l’istituto di Benevento non si è presentato a causa, sembra, di motivi familiari. L’istituto Aquila avrebbe invece dichiarato al capo di gabinetto del Prefetto, la dottoressa Cristina Marzano, che la motivazione del licenziamento è da ricercare nella perdita dell’appalto per cui, dopo aver ottemperato al proprio dovere, interpellando il nuovo istituto per il passaggio, di fronte al silenzio non ha visto altre strade. L’istituto di Benevento si è detto tuttavia disponibile a partecipare al prossimo incontro che ci sarà martedì 22 giugno sempre alle ore 10.

In Prefettura era presente anche il sindacato Cobas e il legale dei quattro lavoratori licenziati in tronco.

Così, tra dubbi sull’appalto e assenza di comunicazioni, quattro famiglie si ritrovano dall’oggi al domani senza un lavoro nel silenzio più assordante dei politici regionali che ogni giorno incontravano i lavoratori e si sentivano tutelati dalla loro presenza.

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