
L’Alta Corte di Londra ha stabilito che il Parlamento britannico debba esprimersi sull’avvio o meno della procedura di uscita dalla Unione Europea. Questo significa che il governo del premier Theresa May non potrà presentare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che avvia il divorzio di un Paese, senza il ‘via libera’ del Parlamento. La Corte ha accolto la richiesta di un gruppo di attivisti pro-Ue.
Il sasso che ha provocato la valanga sulla Brexit è stato lanciato all’inizio del mese di ottobre da Gina Miller, una businesswoman di 51 anni, britannica di origini sudamericana (è nata in Guyana). È stata lei a presentare ricorso all’Alta Corte di Londra contro la decisione del primo ministro Theresa May di invocare l’articolo 50 del trattato europeo nel marzo prossimo, senza sottoporre il procedimento a un voto del Parlamento.
Il governo britannico si è detto deluso dalla decisione dell’Alta Corte, faremo appello. “Il governo è deluso. Il Paese ha votato per lasciare l’Ue in un referendum consentito da leggi del Parlamento. Il governo è determinato a rispettare il risultato del referendum”, ha dichiarato il ministro del Commercio, Liam Fox. “Questa sentenza solleva un’importante e complessa questione di diritto ed è giusto che la consideriamo con prudenza prima di decidere come procedere”, ha aggiunto.
Borsa giù, e la sterlina vola. Theresa May: “Faremo rispettare il risultato del voto” e programma telefonata con Juncker. Farage: “Il verdetto scatenerà la rabbia della gente”.