Il mantra dimenticato della campagna elettorale: la parola LAVORO. Vinte le elezioni questo governo regionale cancella posti di lavoro, manda a casa decine di precari e dimostra di non avere nessuna di quelle ricette annunciate, necessarie e utili a creare le condizioni per generare lavoro nuovo e di qualità!!! Dalle politiche attive del lavoro e della formazione alla Gam; dal trasporto pubblico ai servizi sanitari e regionali: è tutto in alto mare! La UIL lancia ancora una volta l’allarme LAVORO!

Oltretutto, nello specifico della questione odierna, non è solo una questione di lavoratori che vengono lasciati a casa, che già di per sé é una tragedia, ma addirittura di un pezzo di economia e di amministrazione regionale che si ferma. E, a questo disastro, nessuno sembra voler porre rimedio, nonostante le risorse esistenti e gli spazi lasciati vuoti dai tantissimi dipendenti andati in pensione. Questo l’allarme che lanciamo oggi in merito alle ulteriori e imminenti scadenze che riguardano circa 70 lavoratori precari dell’Ente regionale i cui rapporti di lavoro scadono a fine agosto. Il tutto, paradossalmente, avviene in un momento in cui ovunque sono vietati i licenziamenti.

E non si tratta nemmeno di lavoratori la cui professionalità e la stessa specificità delle funzioni svolta possano essere facilmente sostituita: nel caso specifico, si occupano di Assistenza Tecnica e fungono da fondamentale supporto all’Amministrazione Regionale, come sottolineato dalla stessa in più occasioni anche attraverso atti pubblici. Da qui le preoccupazioni del Sindacato soprattutto per la perdita di un così cospicuo numero di posti di lavoro, ma anche per la tenuta del già fragile sistema economico e sociale.

Corrono il rischio di andare in crisi gran parte di quei settori che ruotano intorno al PSR e al fondo di sviluppo e coesione dalle politiche socio-sanitarie piuttosto chele infrastrutture, insomma, quei settori strategici per la nostra regione come ad es. l’agricoltura, considerato che da anni i lavoratori precari prestano la loro opera e competenza a supporto della funzionalità degli uffici regionali e degli Enti Sub Regionali quali l’Arsarp.

Il tutto in un quadro già di per sé preoccupante, a le strutture del sistema regionale sono state fortemente penalizzate dal blocco del turn over reiterato negli ultimi dieci anni, da scelte inadeguate in tema di occupazione e di contrattualizzazioni del personale, dai pensionamenti che dal 2016 ad oggi hanno prodotto la riduzione di circa 220 unità lavorative a tempo indeterminato e di circa 100 dirigenti. È evidente che siamo di fronte ad una grave carenza di personale e di competenze professionali che non sono in linea con il reale fabbisogno di personale utile a garantire la funzionalità e il buon andamento della nostra pubblica amministra con conseguente rallentamento della gestione amministrativa.

E in un momento del tutto particolare: a breve si dovranno gestire importanti risorse europee che sono messe a disposizione delle politiche anti crisi post COVID e che necessitano, assolutamente, di professionisti già formati ed esperti. Purtroppo, l’attuale assetto professionale non può garantire la rispondenza a criteri di efficienza, efficacia e razionalità organizzativa, rispondendo solo a stringenti vincoli di spesa che ostacolano il rilancio del territorio. Non investire sul pubblico impiego facendo leva sulle migliori energie e competenze di cui esso già dispone significa rinunciare a priori alla positiva prospettiva di rilancio e sviluppo del Molise. Oggi che il problema non sono le risorse, ma la capacità di spesa, non possiamo farci cogliere impreparati. E invece lo saremo!

Nelle scorse settimane il Sindacato le aveva provate tutte, suggerendo alla Regione, ad esempio, di stipulare accordi in deroga con i Ministeri competenti per la proroga dei contratti a termine sollecitando anche l’attivazione, non a spezzatino, di nuove selezioni a valere sulla nuova programmazione, valorizzare le esperienze acquisite anche attraverso la velocizzazione di procedure di stabilizzazione dei tanti precari storici che, pur lavorando da molti anni nella Regione Molise, sono ancora in attesa Nonostante le numerose norme a livello nazionale e comunitario che condannano l’utilizzo prolungato dei contratti a tempo determinato per sopperire a carenze croniche delle dotazioni organiche.

Non se n’è fatto nulla. Né con la messa in campo di tutte le possibili azioni e gli atti amministrativi utili a superare il precariato, né per la valorizzazione delle esperienze lavorative del personale, tanto meno con la proroga dei contratti in scadenza. Un totale disinteresse per il buon funzionamento della macchina regionale. Come se questa non fosse una premessa indispensabile per la ripartenza economica, occupazionale, sociale.

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