Si legge in alcuni lanci di agenzia che dai progetti di autonomia differenziata sarebbe escluso il personale della scuola e che “il sistema di istruzione rimarrà unitario”.

Se le cose stanno così è una buona notizia per la scuola e l’istruzione da ricondurre alle tante iniziative messe in campo in questi mesi dai sindacati dell’Istruzione che hanno portato all’Intesa sottoscritta il 24 aprile scorso a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Conte e il ministro Bussetti. Ricordiamo le oltre 5000 firme raccolte dalla FLC CGIL Abruzzo Molise sull’appello contro la regionalizzazione dell’istruzione in decine di assemblee, l’impegno delle RSU e dei delegati nelle scuole, le manifestazioni nazionali (tra le quali l’ultima a Reggio Calabria il 22 giugno scorso) in cui più volte abbiamo ribadito il nostro NO a questo scellerato progetto.

Attendiamo ora di leggere i testi per misurare la coerenza degli impegni governativi sulla completa esclusione del sistema Istruzione da ogni ipotesi di regionalizzazione, tema sul quale non transigeremo. Non è invece una buona notizia – in ogni caso – ciò che si legge in merito alla facoltà delle regioni di aumentare il periodo minimo di permanenza nella stessa sede di servizio anche in deroga ai limiti stabiliti dalla legge nazionale che già stabilisce un periodo minimo di permanenza di cinque anni.

Questo costituisce di per sé una inaccettabile intrusione nelle materie di regolazione contrattuale: attribuire alle regioni una facoltà come questa è solo l’esito di uno scontro nel governo di cui si fanno pagare le conseguenze al personale. Ricordiamo che sono ancora migliaia in tutta Italia (circa duecento in Molise) i c.d “docenti esiliati” che in virtù dell’assurdo algoritmo generato dalla L.107/2015 risultano titolari fuori dalla regione di residenza, ed ogni anno per tornare a casa sono costretti a ripiegare sulla c.d “assegnazione provvisoria”, con effetti deleteri per la qualità del servizio, venendo meno la continuità didattica.

Ribadiamo con forza che occorre stabilizzare gli organici e che anche la mobilità, al pari di tutte le altre materie, va esclusa dalla regionalizzazione. La contrattazione nazionale, come ha già fatto in passato, è in grado di farsi carico del tema della qualità del servizio e della continuità didattica. Invece di cambiare regole condivise, chiediamo al governo di rispettare tutti i punti dell’Intesa sottoscritta con i sindacati dell’Istruzione, a partire dal rinnovo del Contratto collettivo nazionale e dalla stabilizzazione dei precari.

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