Se  vogliamo trattenere giovani e professionisti, convincerli che vale la pena lavorare per un Comune in un progetto Pnrr, dobbiamo cambiare la norma e consentire ai Sindaci di stabilizzarli dopo il 2026, alla fine del Piano.

I concorsi pubblici non danno prospettiva soprattutto quelli che propongono contratti a termine legati al Pnrr.

Se dite ad un Ingegnere, Architetto o progettista di venire a lavorare per un Comune solo fino al 2026, cercherà altro. I contratti a tempo sono un limite; è stato detto sia al Governo che all’esecutivo Meloni: occorre una clausola per cui anche con i soldi dei Comuni, se si liberano posti dopo il 2026, i sindaci siano nelle condizioni di stabilizzare queste figure professioniste già selezionate e con esperienza sul campo.

Ogni anno c’è personale che va in pensione, i comuni hanno un turnover elevatissimo, la risposta da parte del Governo è sempre “si può fare” Ma poi nessuno agisce.

I giovani soprattutto nel sud preferiscono soluzioni più stabili anche pagate meno ma con una prospettiva sicura.

La mancanza di personale mette a rischio il Pnrr e questo può essere un problema, per non  parlare della burocrazia legata alle autorizzazioni. Procedure lunghe, progetti presentati per un totale di 80 miliardi e il rischio è di vanificare tutto questo.

Ciò che chiediamo è una procedura unica semplificata di 30 giorni, la stessa messa in campo durante il Covid per l’edilizia scolastica. Un Sindaco che presenta un progetto deve avere entro 30 giorni tutte le necessarie autorizzazioni: ambientali, paesaggistiche, delle sovrintendenze, sui vincoli storici.

Commissariare un Comune, con tutto ciò che deve subire durante la fase autorizzativa, è assurdo e bisognerebbe piuttosto commissariare i Ministeri usando le stesse procedure semplificate del Pnrr per tutte le gare e i post gara.

Bisogna , quindi, semplificare le procedure. Bisogna semplificare la burocrazia, altrimenti il Pnrr rischia di fermarsi.

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