La crisi del debito sovrano ha reso le banche italiane molto dipendenti dalla Bce. L’anno scorso hanno attinto dall’Eurotower 160 miliardi di euro, quasi il 70% della loro raccolta totale. Il risparmio dei clienti, il loro canale tradizionale di approvvigionamento che le ha sempre distinte da altre realtà creditizie europee, ha perso di peso. Dai depositi e dalle obbligazioni sono arrivati infatti solo 24 miliardi di euro (l’11% del totale) contro i 130 del 2010.

Questo dato emerge dal rapporto mensile dell’Abi sull’andamento del credito, sul tavolo dei banchieri del comitato esecutivo. Al termine della riunione il direttore generale Giovanni Sabatini ha anche annunciato che di fronte all’aggravarsi della crisi le banche stanno lavorando ad un nuovo accordo con le associazioni di impresa «per agevolare le piccole e medie imprese in questa fase critica». Misure straordinarie come quelle adottate nel 2009 e riprese nel 2011, «purtroppo sono ancora necessarie».

La firma potrebbe arrivare entro due settimane e riproporrà, ricorda Sabatini «la sospensione a 12 mesi per chi non ha usufruito in passato della sospensione della quota capitale sui mutui, ma anche la rinegoziazione con l’allungamento del prestito per chi ha già fatto ricorso alla moratoria e quindi non può averne un’altra». il pacchetto dovrebbe anche contenere «misure per un più veloce smobilizzo dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione».

A gennaio c’è stata una brusca frenata degli impieghi, cresciuti solo dell’1,6% rispetto a gennaio del 2011. L’anno scorso il ritmo di crescita tendenziale era stato ben più alto, del 5,9%. Gennaio ha viaggiato a scartamento ridotto anche rispetto a dicembre, che aveva registrato una crescita annua del 3,6%. Sul fronte della raccolta la situazione non migliora. I depositi dei clienti sono calati del 2%. Le obbligazioni bancarie sono cresciute del 7,9%, ma nel complesso le risorse affluite per questi canali alle banche sono cresciute solo dell’1,6%. Gli istituti di credito hanno attinto a piene mani ai prestiti che la Bce ha messo a disposizione in quantità praticamente illimitate e a condizioni di particolare favore, proprio per scongiurare il rischio di strette sul credito all’economia. Il rapporto dell’Abi mette anche in evidenza che «nonostante le tensioni finanziarie la consistenza dei titoli pubblici nei portafogli delle banche italiane è aumentata di quasi 11 miliardi nella seconda metà dell’anno, mostrando ancora una volta la piena fiducia nel merito di credito della carta italiana».

Tra ottobre e gennaio le grandi banche popolari italiane hanno addirittura più che raddoppiato il loro ricorso alla Bce. Il direttore centrale di Bankitalia, Franco Passacantando, intervenuto al convengo annuale dell’Istituto centrale delle popolari ha anche sottolineato che «la tendenza al rallentamento del credito, comune a tutto il sistema, è stata più accentuata per le popolari»: il tasso di crescita degli impieghi a novembre su novembre dell’anno precedente si è fermato ad un +0,6%, e «a dicembre il credito si è contratto rispetto ai dodici mesi precedenti».

Da tempo Bankitalia insiste che le popolari devono cambiare gli statuti, attenuando i tetti al possesso azionario, le regole di ammissione a socio e le clausole di gradimento. Serve un generale ammodernamento della governance, ha detto ieri Passacantando, perchè questi vincoli «disincentivano la possibilità di rafforzare il capitale mediante il ricorso al mercato». E gli aumenti di capitale sono necessari, per evitare «un effetto di riduzione dei finanziamenti all’economia».
       

Fonte: Il Messagero.it
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