Personalmente ritengo che il ruolo delle province è superato da anni, per questo ritengo che nell’ambito di una riforma degli assetti istituzionali, le province devono essere tutte eliminate, con una riassegnazione di ruoli, funzioni e personale agli Enti locali ed alle Regioni, mantenendo, laddove necessari, tutti quei presidi per la tutela del territorio e della sicurezza dei cittadini. Siamo invece costretti ad assistere ed a prendere atto che un Governo non legittimato dal voto popolare, invece di portare all’esame del parlamento una proposta di legge popolare sottoscritta da oltre 400mila firme di cittadini italiani, che tende ad eliminare tutte le province, adotta un provvedimento frutto di un compromesso politico che ricalca il peggio della politica italiana.
Il Governo, che inizialmente era orientato ad eliminare tutte le province, ha fatto marcia indietro, ha accontentato l’Upi, che ha mantenute solide poltrone ed appannaggi mentre la stessa Upi, come si suol dire, ha “scaricato” le piccole realtà in un gioco perverso di accordi nel tentativo di illudere i cittadini di un risparmio del costo della politico.
Per questi motivi, non potendo condividere nemmeno lontanamente un provvedimento iniquo per il nostro territorio, dissento senza mezzi termini dal provvedimento adottato dal Governo Monti, preoccupato solo di perdere una maggioranza contro natura. Un Governo che continua a vedere nei piccoli enti locali il male e la causa della degenerazione dei costi della politica italiana. Il Presidente Monti prenda esempio del neo eletto presidente francese che in soli tre giorni ha dato un taglio netto ai costi della politica cominciando immediatamente a ridurre del 30 per cento i costi del Governo e della massime istituzioni Francesi nonché fissando un tetto di decenza ai compensi dei manager e dirigenti.
Da noi, invece, il Governo Monti mantiene privilegi e prerogative a favore della casta parlamentare, mentre ai livelli regionali si continua ad assistere ad una spesa folle per il funzionamento degli organi regionali. Possiamo quindi dire che chi ha in mano il potere di legiferare chiede sempre agli altri sacrifici, lo fa lo Stato centrale, lo fanno le Regioni. Tutti gli altri sono additati, invece, come i responsabili della spesa pubblica.
Nel corso dell’incontro nella sala convegni della provincia di Isernia si è parlato anche di emendamenti o altre iniziative per modificare le decisioni governative. Emendamenti, taluni che ho avuto modo leggere, che rasentano il ridicolo quando vanno a proporre che la provincia accorpante debba riportare nella denominazione la provincia accorpata. Ma chi viene eletto a rappresentare il popolo in Parlamento si può inventare queste prese in giro? Come pure ho sentito parlare di “marce su Roma” per far sentire la voce, la protesta di un popolo che nella sala della provincia di Isernia era però assente. Personalmente ritengo che ci sia lo strumento per impedire l’approvazione della norma che intende cancellare mezze province e mantenere in vita l’altra metà.
Sul provvedimento il Governo chiederà l’ennesima fiducia. In quella occasione i parlamentari, deputati e senatori aderenti ai partiti che appoggiano il governo dei banchieri e che dissentono, non condividendo il pasticcio della mezza abolizione delle province, votino contro. Molto semplice, in Parlamento ci sono rappresentanti provenienti dalle circe 60 province che Monti vuole abolire, se questi veramente vogliono una reale riforma di queste istituzioni votino contro la fiducia. In tal modo mandano finalmente Monti a casa, ridaranno la parola agli elettori, e la politica, che risponde al popolo, riprenderà il ruolo che gli compete, anche in materia di riassetto istituzionale. La maggioranza eletta dal popolo dirà se le province devono continuare a sopravvivere (tutte) o se devono essere abolite (tutte).
Sono i numeri ed i voti espressi in Parlamento quelli che contano. Aspettiamo di vedere chi vota a favore o contro questa ennesima manovra Governativa. Poi commenteremo. Tutto il resto, come diceva una vecchia canzone, è noia.