di Christian Ciarlante

Sulla cronaca nazionale finisce il business dell’accoglienza migranti gestito dalla cooperativa il Geco di Isernia, che fa riferimento alle sorelle Ferri.

Nulla di nuovo sotto il solleone di agosto, cose sapute e risapute da tutti nella ‘sin city’ pentra. Il titolone, del giornale di Belpietro, è molto enfatizzato. L’articolo, a firma di Francesco Borgonovo, non svela nulla di eclatante. Poi, se si vuol far polemica, a fini elettorali, è tutta un’altra storia. Unico elemento di novità, le cifre esorbitanti incassate per l’accoglienza dei migranti.

Tutto lecito, dato che è lo Stato ad aver creato questo sistema affaristico, sul quale, in molti si sono riversati in massa per trarne profitto. Semmai, l’imbarazzo può sfiorare il viceprefetto, legato da vincolo di parentela con chi gestisce il ‘cas’. Ma queste, al giorno d’oggi, sono quisquilie, come avrebbe detto Totò. Inoltre, su quali basi si parla di dinastia? Sembrano solo insinuazioni prive di fondamento.

Il tutto appare un po’ forzato per sollevare un polverone che si diraderà al primo colpo di vento. Non è alzando i toni e scatenando gli ‘haters’ contro una cooperativa sociale che si risolve il problema dei migranti.

Anche alla sinistra piacciono i bei ‘soldoni’, mi stupirei del contrario: “comunisti con il portafogli a destra”, si sarebbe detto una volta. Inviterei, chi può, a investire nel business che non conosce crisi, un modo legale per superare le difficoltà del momento e vivere tranquilli. Mi sia concessa la provocazione. Pecunia non olet!

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